Articoli, Metodi e Strumenti

Chi è e cosa fa il Pedagogista Clinico® a lavoro con i genitori?

 Il Dott. Antonio Viviani, Pedagogista Clinico®, e membro del Comitato Scientifico della rivista “Pedagogia Clinica-Pedagogisti clinici”, ci illustra le principali fasi e le modalità operative del Pedagogista Clinico® a lavoro con una coppia o un gruppo di genitori. Il Dott. Viviani è docente ISFAR del corso Il Pedagogista clinico® a lavoro con i genitori, formazione di aggiornamento professionale dedicata ai soci ANPEC.

 

 

I genitori: in coppia nello studio del professionista

Il pedagogista clinico si può trovare a lavorare, in studio, con genitori “effettivi” (o “biologici”, come si dice spesso) con uno o più figli, “in attesa” (ancora il bambino non è nato, ma la madre è in stato interessante), con una coppia che sta “pensando” di diventare genitori, più o meno “programmandone” la nascita. A ciò dobbiamo aggiungere genitori  con figli adottati, con figli che provengono da altri matrimoni (le cosiddette famiglie “allargate”). Genitori sempre, anche se poi è sopraggiunta la separazione o il divorzio. In questi ultimi anni nascono nuove coppie, con persone dello stesso sesso, che ottengono figli in adozione e, talvolta, con uno dei membri della coppia omossessuale, il genitore biologico.

 

Il lavoro con un gruppo di genitori

Il pedagogista clinico, oltre al lavoro con la coppia, può lavorare con gruppi di genitori (la “casistica”, per quanto non esaustiva è quella sopra esposta), in contesti diversi da quello dello stanza adibita a studio professionale, in un ambiente che consenta la presenza di un congruo numero di persone (minimo 6-8, massimo 20-24). Un vano che può essere all’interno del proprio studio professionale oppure posto in una struttura esterna (per esempio: Scuola, Centro Educativo, Ludoteca, Centro di Promozione Sociale, Associazione).  Genitori che avranno aderito ad una iniziativa promossa dal professionista sul territorio, in rete con altre strutture, fatta conoscere dai mass media e dai social network.

 

Cosa fare con la coppia in studio

I primi incontri sono orientati all’uso del Metodo Reflecting, al fine di creare una opportuna accoglienza, un contesto basato sull’agio nella dichiarazione di sé che i genitori mettono in atto. Una possibilità di ascolto e di proposte di riflessione da parte del professionista, che non si limita quindi a recepire il narrato di ogni singolo genitore ma che, con il contributo di tutti i linguaggi della comunicazione (verbali e silenziosi) , offre al genitore occasioni di riflettere tra sé e sé, con l’altro membro della coppia, con il pedagogista clinico.

 

Il valore delle esperienze educative: la coppia

Alcune coppie di genitori non riescono a trovare esaustive le riflessioni e non sempre hanno le abilità elaborative tali da poter consentire una rielaborazione prima ideativa e poi pratica. Hanno bisogno di “sciogliere i nodi” con azioni che diano modo di offrire situazioni da “aggiustare e accomodare” successivamente.

Il professionista sarà in grado, dopo un’adeguata formazione, di saper proporre tutta una serie di possibili esperienze che metteranno la diade genitoriale di entrare sempre più in contatto reciproco, di ristrutturare un “ponte” relazionale, utile alla funzione esercitata, anche laddove la coppia abbia raggiunto una separazione o divorzio ufficiali.

Le esperienze partiranno dall’uso di matita e carta, luogo simbolo di un contesto quotidiano, fogli prima più piccoli, quindi più grandi per poi cambiarne il numero,  da utilizzare con posizioni che inizialmente partono da seduti e si spostano in piedi;  dall’uso del tavolo si passa alla parete attrezzata, infine al movimento che lascia traccia separatamente per poi muoversi insieme. Potrebbe essere utilizzato anche uno specchio con dimensioni e inclinatura organizzata e studiata “ad hoc”.

 

Il valore della riflessione nel  gruppo

L’importanza di provare prima su se stessi idee e propositi educativi, per poi offrire nuove e diverse modalità comunicative ai figli, è ciò che muove e sostiene le iniziative rivolte a gruppi di genitori.

I primi incontri  saranno orientati dal metodo Reflecting, con i genitori invitati a disporsi  a cerchio o semicerchio, a seconda di specifici bisogni espressi. In alcuni contesti sarà utilizzato il videoproiettore con brevi frasi (scritte con accurate modalità grafiche) da leggere con risalto verbo-tonematico, o “silenziosi” dinamismi figurativi.

 

Le esperienze educative con il gruppo

I genitori che si sono iscritti ad un corso rivolto alla genitorialità hanno bisogno di vivere esperienze che includano anche le emozioni che provengono dall’inclusione del corpo proprio, non solo  le idee e gli aspetti cognitivi.

Il gruppo di genitori avrà occasione di vivere, singolarmente, a coppie, in piccoli gruppi, esperienze per meglio conoscere le “tracce” lasciate nel quotidiano attraverso grandi fogli, corpo in movimento,  voce, cerchi, palle, rumori, fumetti.

 

In conclusione

Il Pedagogista clinico a lavoro con i genitori deve essere capace di conoscere e saper utilizzare tutta la semiotica dei vari linguaggi, dalla cinesica alla prossemica, dagli sguardi alla paralinguistica, alla linguistica funzionale. Non solo, dovrà assumere una formazione specifica per proporre, se sarà il caso e sempre nel rispetto delle coppie e di singoli genitori, esperienze pratiche che mettano in condizione i partecipanti di vivere in prima persona quelle modalità comunicative che possono inficiare o migliorare la relazione con i figli.

 

 

Articoli correlati