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L’intervento psicomotorio-funzionale nello spettro autistico

La Dott.ssa Sara Solinas, racconta il percorso psicomotorio funzionale intrapreso con Michele, bimbo affetto da disturbo dello spettro autistico. Nell’articolo i risultati di un’esperienza di aiuto che, grazie alla Psicomotricità Funzionale di Jean Le Boulch, ha posto al centro la persona e le sue potenzialità.

 

 

Etichette diagnostiche o sartorialità dell’intervento?

 

Michele è un bambino che mi è stato presentato come affetto da un disturbo dello spettro autistico, disturbo pervasivo dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di deficit persistenti nella comunicazione e interazione sociale in presenza di comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive. È un’etichetta diagnostica che racchiude le persone in una categoria ben precisa non tenendo conto però che i soggetti colpiti da questo disturbo  possono essere molto diversi tra loro, con caratteristiche ben precise e difficoltà circoscritte.
Grazie alla peculiarità della Psicomotricità Funzionale, metodologia e scienza priva di protocolli, potrò strutturare e pianificare un intervento personalizzato ed efficace, risultato di   una attenta analisi funzionale e di un’osservazione libera da giudizi su Michele e il suo nucleo familiare.
Tenendo come riferimento i quadri operativi di Le Boulch e vista l’età di Michele, mi sono avvalsa di una osservazione analitica  in attività  libera e strutturata in quanto, risulta fondamentale  entrare nel mondo di ogni singola persona per identificare e elaborare un intervento su misura.

 

 

Primi incontri

 

Il 14 Novembre del 2017 ho incontrato Michele, all’epoca aveva 2 anni e 10 mesi.
Si presentarono tutti e tre: madre, padre e bambino. Vista l’età di Michele e la difficoltà nella separazione dalle figure genitoriali li ho invitati ad entrare con noi nella stanza per giocare assieme.
La loro presenza in quello e nell’incontro successivo è stata fondamentale per scoprire la prima potenzialità del bambino: lo scambio affettivo- emotivo e responsività alle richieste di Michele da parte dei genitori. Il supporto familiare come risorsa al mio lavoro, il  tutto propedeutico a:

  • accelerare il processo di conoscenza degli interessi di Michele, base preliminare per predisporre ambiente e attività da strutturare al fine di creare una relazione intesa come scambio e condivisione di emozioni;
  • dare conferma a quelle che erano le mie osservazioni sul significato di comportamenti “ripetitivi o poco organizzati” che Michele metteva in atto per comunicare determinate necessità o elaborazioni sensoriali (piacevoli o sgradevoli).

Al terzo incontro Michele si è separato senza difficoltà dal padre trovando  nelle macchinine, predisposte sul tappeto da me prima del suo arrivo, la giusta motivazione, reimmergendoci così nel nostro gioco-lavoro!

 

 

Da dove parte Michele?

 

L’analisi Funzionale è lo strumento principe della Psicomotricità Funzionale.
Comprende l’indagine anamnestica, l’osservazione libera o strutturata e il bilancio psicomotorio funzionale, elementi necessari per la stesura del progetto di intervento centrato sulle esigenze, potenzialità e disponibilità della persona in quel dato momento.
Michele ha mostrato svariate e fondamentali potenzialità e disponibilità:

  • Veglia intesa come disponibilità e interesse per l’ambiente buona anche se ristretta. Presente interesse per la mia persona, per le macchinine e i colori. Nel suo gioco, anche se ripetitivo e disorganizzato, mi concedeva delle piccole variazioni per iniziare uno scambio relazionale;
  • Presente l’aggancio visivo anche se intermittente, reazione emotiva alle espressioni facciali, posturali e al tono della voce;
  • La comunicazione mimica gestuale e prossemica era povera ma richiamava la mia attenzione fisicamente prendendomi il polso per farmi entrare dentro il suo gioco o mi accompagnava intenzionalmente all’oggetto da lui scelto, motivazione a comunicare intenzioni e necessità fisiologiche come il bere. Il suo corpo non sempre era orientato in relazione al mio;
  • Accettazione del contatto fisico;
  • Presente il gioco del cucù, apparire e scomparire, presenza minima del gioco simbolico;
  • Riconoscimento delle parti del corpo;
  • Linguaggio assente ma presenti vocalizzi;
  • Quando non voleva fare o sentire qualcosa si tappava le orecchie o batteva un oggetto sul muro.

 

 

Desiderio di relazione

 

Michele, accompagnato alla scoperta dell’ambiente e alla discriminazione sensoriale, stimolato nell’interesse, motivazione e condivisione delle emozioni, ha svelato un forte desiderio di comunicare attraverso i vissuti delle esperienze proposte.
Insieme, dopo pochi mesi, siamo passati da giochi poveri e individuali a giochi di condivisione di emozioni attraverso la complicità di sguardi, la connessione delle espressioni del volto, della voce, delle reazioni toniche e del corpo nella sua globalità, evidenziata dalla comparsa dell’imitazione dei gesti.

 

 

Michele oggi….

 

L’azione di Michele ora è intenzionale perché ha appreso che le sue azioni suscitano una reazione nell’altro creando dei veri circoli di comunicazione tonico emozionali, accompagnati da vocalizzi, prime parole, dall’arricchimento mimico gestuale per dichiarare e richiedere, il si e il no per esprimere un desiderio, la sua volontà, la sua intenzione ad agire sul mondo.
Ampliando gli interessi di Michele, aumentando la capacità comunicativa e relazionale sono diminuiti i comportamenti ripetitivi e disorganizzati.
La storia di Michele evidenzia come la Psicomotricità Funzionale, per la sua assenza di protocolli, abbia il merito di progettare interventi tagliati sulla persona.
Il percorso di conoscenza reciproca e la preparazione dello psicomotricista funzionale necessaria per strutturare esperienze mirate, pone le basi del cambiamento attraverso tentativi ed errori, continui aggiustamenti e piccoli passi.  Proprio per questo impone un impegno costante e appagante per entrambe le parti che porta, ampliando il bagaglio esperienziale, ad un reale apprendimento e dunque alla modificazione della condotta, generalizzando il miglioramento a tutti i contesti di vita.

 

Dr.ssa Sara Solinas
Direttore ASPIF regione Toscana
Psicomotricista Funzionale n° 1221
Psicologa dell’età evolutiva n°6085
Esperta in Neuropsicologia Clinica

 

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