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L’applicazione di principi psicomotorio funzionali ai corsi di acquaticità: le proposte nel primo anno di vita

Come applicare la Psicomotricità Funzionale di Jean Le Boulch nei percorsi di acquaticità dedicati ai più piccoli: a cura della Dott.ssa Valentina Monari alcune proposte ed esperienze attuabili durante il primo anno di vita dei bambini. Il testo è un estratto dell’articolo “L’applicazione di principi psicomotorio funzionali ai corsi di acquaticità” apparso sulla Rivista Nuovi Orizzonti n°9 (2013).

 

Cosa è la Psicomotricità Funzionale in acqua?

La Psicomotricità Funzionale è la scienza fonda­ta da Jean Le Boulch che si basa sul principio di educazione globale dell’uomo per mezzo del movimento. La Psicomotricità Funzionale può essere applicata al singolo soggetto, attraverso la realizzazione di un percorso individualizzato, oppure ad un gruppo di persone, con la finalità di aiutarle e sostenerle du­rante la loro crescita. L’obiettivo primario è quello di creare nel soggetto un globale interesse per l’am­biente, favorendo nella persona il piacere, l’autosti­ma, l’intenzionalità e la motivazione; aspetti impor­tanti per aprirsi al mondo esterno. È lo stesso Le Boulch che ha analizzato anche le esperienze che possono essere realizzate in acqua evidenzian­do l’importanza che questo elemento ha nella vita dell’uomo. L’acqua contribuisce a facilitare il movimento, conferendo al corpo agilità ed armonia. Il gioco in acqua ha il privilegio di ampliare le esperienze del soggetto ricoprendo un ruolo importante nella prevenzione. Il mio lavoro si inserisce nell’ambito educativo e preventivo in applicazione di principi della Psicomo­tricità Funzionale ai corsi di acquaticità, permetten­do al bambino di vivere in maniera soggettiva ogni singola esperienza rivolta alla globalità e di arricchi­re il proprio bagaglio di apprendimenti, via via sem­pre più complessi.  […]

 

Proposte nel primo anno di vita

L’esperienza prevede una parte fuori dall’acqua ed una in acqua.
Nella prima parte viene proposto ai bambini dai 3 ai 7/8 mesi il dialogo tonico, quale principale canale di comunicazione e relazione con l’adulto, mentre ai bambini oltre gli 8 mesi viene proposto un lavoro di elaborazione sensoriale attra­verso l’uso di diversi materiali ludici o semplici per­corsi motori aventi lo scopo di permettere loro di relazionarsi con l’ambiente circostante attraverso la libera sperimentazione. Una volta conclusi i minuti iniziali fuori dall’acqua ogni piccolo va a fare la doccia assieme al genitore sia per ragioni igieniche che, in particolare, per vive­re uno scambio dialettico con finalità ludiche.
Nella seconda parte il lavoro in acqua è organizzato in due cicli, ciascuno com­posto da scambi dialogico-corporei tra adulto e bambino, immersione sott’ac­qua, gioco libero e improntati scambi relazionali. Il primo ciclo viene svolto tutti insieme mentre il secondo ciclo viene effettuato in gruppi distinti in base all’età dei bambini: dai 3 mesi ai 7/8 mesi e dai 8 mesi ai 12/13 mesi. A quest’ultimo gruppo vengono proposte esperienze con diversi attrezzi/materia­li, seguendo una determinata progres­sione nel rispetto dello sviluppo psico­motorio acquisito, mentre con il gruppo dei più piccoli continuano le esperienze corporee tra genitore e bambino, che non implicano la sola componente fisi­ca, ma anche gli aspetti psico-affettivi e relazionali. Attraverso l’esperienza, bambino e genitore hanno la possibilità di vivere emozioni e stati d’animo, di far­li risiedere nella loro memoria e di influenzare posi­tive occasioni di intesa e di scambio future.

 

 

 

Esperienze di relazione corporea

In una fase iniziale si tende a proporre esperienze corporee in cui il bambino è rivolto verso il familia­re, con la finalità di trasmettergli quella tranquillità e sicurezza, attraverso il contatto visivo e corporeo, indispensabili per permettergli di esplorare successi­vamente differenti posizioni del corpo in acqua: ver­ticale, prona e supina, non possibili sulla vita terre­stre, oltre a stimolare un continuo, costante, aggiu­stamento corporeo alla ricerca dell’equilibrio che in acqua è assai precario per la mancanza di putni di appoggio, con la conseguente opportunità di far ac­quisire al bambino un controllo tonico muscolare favorito per mezzo del dialogo tonico della relazione con l’adulto. Occasioni di scambio dialettico con l’acqua adatte ad offrire al piccolo l’opportunità di sperimentarsi in presenza dell’adulto mediatore che lo agevola e lo incoraggia nelle diverse esperienze che compie, offrendogli proposte e sollecitazioni lu­diche da renderlo disponibile ad accoglierle.

 

Esperienze d’immersione sott’acqua

L’immersione è un momento emozionante. La propo­sta delle immersioni deve seguire una determinata progressione e tener soprattutto conto del grado di disponibilità e serenità del bambino e dell’adulto nell’effettuare questa esperienza. La finalità dell’im­mersione è di permettere al piccolo di aggiustarsi ad un ambiente diverso da quello terrestre, disporsi ad accogliere e garantirsi un dinamismo respiratorio per ogni occasione di immersione, fino ad abbattere le resistenze e vivere l’atto come un momento posi­tivo.

 

 

Esperienze di gioco libero e relazione interindividuale

Le esperienze corporee e di immersione trovano spa­zi, occasioni e integrazioni con attività di gioco libe­ro quale momento di ulteriore gratificazione e con­divisione. Ogni coppia adulto-bambino ha la possi­bilità di vivere in autonomia e piena libertà questo momento in cui l’adulto può trasmettere al piccolo sensazioni piacevoli e rassicuranti. Al gioco libero per coppie possono essere proposte attività sonore e ritmiche che coinvolgano tutti, ogni coppia potrà in­teragire con le altre istituendo significative occasio­ni di socializzazione.

 

Esperienze con materiali di supporto

Raphaël Biscaldi

Queste esperienze che si avvalgono di diversi mate­riali di sostegno, vengono proposte a partire dagli 8 mesi, età in cui il bambino ha raggiunto un impor­tante sviluppo psicomotorio, abilità motorie diffe­renti e complesse, come per esempio: afferrare og­getti, strisciare, gattonare, arrampicarsi…. Lo scopo è di fargli acquisire una graduale autonomia nel mo­vimento in acqua nel rispetto del suo bisogno di es­sere libero nelle mani e nelle braccia per svolgere movimenti, prendere oggetti e sostenersi. Attraverso questa libertà di movimento ed autonomia il bambi­no ha la possibilità di conoscere ed entrare in con­tatto con l’altro aprendosi ulteriormente all’ambiente esterno, e la possibilità di lavorare sul controllo to­nico, sull’equilibrio in sospensione e sull’aggiusta­mento posturale. Per favorire tutto questo vengono proposti materiali diversi di supporto diminuendo gradualmente il sostegno fino ad eliminarli del tutto. Compito del genitore è quello di aiutare il bambino solo in caso di necessità, stimolarlo ma renderlo li­bero nel rintracciare un proprio aggiustamento in diverse situazioni.

 

[…] Dai risulta­ti osservati ben si capisce quanto i corsi di acquati­cità condotti ispirandosi alla Psicomotricità Funzio­nale siano utili ai bambini di età compresa fra la nascita e i tre anni, non soltanto nello spazio esclu­sivo dell’ambiente acquatico, ma nel contesto di uno sviluppo globale della persona anche fuori dall’ac­qua. Una preziosa risorsa per aiutare i bambini e i loro genitori a porre le basi di una crescita armonica ed equilibrata.

 

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