Articoli, Formazione, Metodi e Strumenti

Cosa fare a scuola per aiutare un allievo con Disgrafia

La grafia è una traccia profonda di sé e della propria soggettività.  Con alunni con Disgrafia è necessario portare avanti un intervento di aiuto che punti sulla disponibilità ed espressività della persona e dia spazio all’originalità creativa. Il contributo è a cura della Prof.ssa Marta Mani, Pedagogista Clinico®  e docente ISFAR

 

La scrittura: non solo forma

 

Il messaggio che un soggetto invia attraverso la sua produzione e comunicazione segnica obbliga alla traduzione dei contenuti e a complesse analisi dello sviluppo dell’ atto grafico. Poiché è in ogni occasione di lasciare traccia che si “parla di noi”, le tracce hanno il potere di disvelare, descrivere, manifestare, recitano il testo della soggettività, delle difficoltà, delle debolezze, delle aspirazioni e delle idee attraverso le quali il soggetto chiede di essere riconosciuto. Per questo è indispensabile muoversi in conoscenza di ciò che sta nel preordino alla grafia come sviluppo dell’atto grafico, ma anche di un’analisi dei tracciati e un’analisi scopica di tutte le manifestazioni nel lasciare traccia, di ciò che pregiudica la stabilità emotiva, che favorisce la faticabilità, la disattentività, il disadattamento socio-affettivo, una analisi delle manifestazioni reattive alle frustrazioni e dell’instabilità psichica.
I professionisti che possono essere impegnati in attenzione alle necessità di questi soggetti possono essere molti e tutti potranno offrire un  proprio contributo, specie se non si limitano a coniugare la difficoltà ad un disturbo evitando di intervenire conseguentemente nel far sostare il bambino seduto al banchino a fare esercizi ripetuti, inseguendo modalità e modelli riabilitativi che certamente impediscono un reale sviluppo e anche di soddisfare il principio di inclusione.
Nell’esposizione che segue sarà possibile trovare motivo per agire un intervento di aiuto con attenzioni educative e trovare indicazione sui vantaggi che un soggetto disgrafico può avere:

  • Guida all’osservazione sistematica
  • Principi e prassi della grafopedagogia
  • L’Io punto
  • Espressione grafo elocutoria

 

Guida all’osservazione sistematica

 

Il grafismo di un allievo è la storia della sua oscurità perciò una diagnosi è bieca se vuole limitarsi ad un tracciato sulla superficie di un foglio. È indispensabile superare quella intricata vegetazione che ha obbligato ad interpretare e ritenere il soggetto che si esprime segnicamente, un soggetto vuoto, del quale si deve studiare l’ordine formale e, se e quando l’ordine formale non viene rispettato, ritenerlo curiosamente diverso. Non si può dimenticare che un soggetto non traccia soltanto per tracciare, così come che il nero della traccia segnica non significa solo incidere il bianco del foglio, i tratti riproducono i gesti, il soggetto trasferisce in scorie di graffite le sue abilità e i suoi conflitti, il segno grafico è quindi l’immagine di sé. Questo chiede una capacità di osservazione sistematica di tutte le funzioni che entrano in gioco nel potenziale di abilità di un soggetto, quelle toniche, gestuali e cinestetiche, visuopercettive, spaziotemporali, gnosiche e percettive, oltre che il suo mondo intimo emotivo ed affettivo.

 

Principi e prassi della grafopedagogia

 

La grafopedagogia chiede di studiare l’allievo con difficoltà segnico grafiche non solo come fenomeno organogenetico, ma sociogenetico e psicogenetico, ed è su questi aspetti che promuove l’intento di aiuto. La  grafopedagogia verifica il gesto grafico sul piano quantitativo e qualitativo, vuole recuperare le abilità organizzativo cinetiche attraverso varie esperienze con cui ripristinare una traccia grafo-segnica rappresentativa di flessibilità, di fluidità e superare così ogni disordine e disagio per riconciliare il soggetto con la sua grafia. Questa metodologia così intesa è rivolta a sviluppare la distensione, l’elasticità, il ritmo, il rimodellamento del gesto, l’organizzazione ritmico-respiratoria per mezzo di esperienze gestuali e grafiche.

 

 

L’Io-punto

 

Il punto, che nel suo muoversi genera la linea, diviene punto di intersezione di piani con cui si rappresenta, indirizza in esperienze che generano ricche opportunità organizzative e ricreative di energie motrici che fanno del punto una linea, della linea una superfice, una figurazione. Come agente di lanci con frenaggi diversi e in direzioni privilegiate, le linee vengono tracciate con differenti densità e dilatazioni che giungono a soddisfare il bisogno di lasciare tracce di sé, inseguite dal movimento oculare di ricerca per l’inseguimento e la fissazione, definire forme, immagini, figurazioni e prospettive della realtà. I progetti che si basano su queste esperienze consentono di rintracciare e vivere diversi modi di esprimersi nel lasciare traccia e valorizzare grandi opportunità per il recupero delle abilità organizzativo-corporee, espressivo-cinetiche e ritmico-comunicazionali, arricchite dal clima che, in dinamica, anima sentimenti ed emozioni.

 

Espressione grafo elocutoria

 

La formazione degli interventi obbedisce ai bisogni, agli scambi e al dialogo e insegue due importanti modi di espressione: il linguaggio e il movimento.
L’opportunità di liberarsi da ogni ostacolo, insufficienza o inadeguatezza nella produzione grafica si raggiunge facendo lasciare al soggetto tracce segnico-grafiche accompagnate da espressioni elocutorie che assicurano lo sviluppo armonioso dell’individuo. Dare quindi voce al gesto, modulare linee per dare figura e forma accompagnato dall’espressione elocutoria e tonematica, a misura dello sforzo che va verso lo sviluppo delle funzioni motorie di aggiustamento e di percezione, e che passa per l’espressione socializzatrice. Far “parlare il gesto” trova il significato in rappresentazioni grofo-motorie realizzate argomentando il gesto, accompagnandolo armonizzato sul pensiero. È un parlare di ciò che si va realizzando in un dialogo che coglie obiettivi multipli con effetti dichiarativi garantiti da un processo metodologico fondato su basi tecniche innovative. L’insieme delle attitudini corporee, le reazioni toniche e ogni significato del rapporto individuo-ambiente è nella realtà sulla quale si esercita l’azione e l’argomento, azione educativa che si situa su un asse i cui due poli, grafia e elocuzione, attualizzano le tendenze, le potenzialità e l’adattamento sociale.

Così articolato, l’aiuto per soddisfare le necessità dell’allievo ha il chiaro significato che non si propongono esercizi con schede predefinite per l’addestramento, bensì  raccoglie ogni disponibilità ed espressività e dà spazio all’originalità creativa in un clima di fiducia, e mira ad evitare i pericoli della frustrazione e del disadattamento.

 

Prof.ssa Marta Mani
Pedagogista Clinico
Docente della Scuola internazionale di Pedagogia Clinica

 

Ti è piaciuto l’articolo? Ti interessa approfondire la tematica DSA? La Scuola Internazionale di Pedagogia Clinica ti darà tutti gi strumenti per poter effettuare interventi con ogni persona e supportarli in presenza di qualsiasi distrubo. Se invece sei uno Psicologo e vuoi dedicarti totalmente alla tematica DSA ecco il Master per te: da anni il Master DSA: diagniosi e intervento psicologico offre una preparazione impeccabile e un’ottima opportunità di apprendimento!

 

 

Articoli correlati