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Sessualità e adolescenza

Presentiamo un estratto dell’articolo “Sessualità e adolescenza: comportamenti a rischio e percezione di autostima” (Nuovi orizzonti 23, Gennaio-giugno 2020, pp. 10-17) di Francesco Rovatti e Valeria D’Anchise i quali propongono una riflessione sullo sviluppo della sessualità umana e del ruolo che essa riveste nella costruzione dell’identità psicosociale negli anni dell’adolescenza.

 

 

Le dimensioni della sessualità umana tra filogenesi e ontogenesi

 

La sessualità è esperienza biologica e, al contempo, sfera dei significati; ha allora senso collocarla su un asse evolutivo in cui si riconoscono diverse dimensioni: riproduttiva, ludica, sociale, semantica, narrativa ed una dimensione procreativa (Veglia, 2004).
La prima dimensione della sessualità, quella riproduttiva, è riconducibile al cosiddetto “cervello rettiliano” e risponde al mandato biologico di conservare la specie facendo prevalere il proprio genoma. Quest’area del nostro cervello agisce e “ci” agisce in modo inconsapevole e automatico orientandoci alla riproduzione. Rappresenta la parte più primitiva del nostro cervello e non è in grado di riformulare il proprio mandato biologico per muoversi in direzioni diverse da quella riproduttiva.  Questo è un aspetto che viene spesso sottostimato e taciuto ma è di fondamentale importanza in ogni intervento di educazione alla sessualità, soprattutto in adolescenza.

 

 

La sessualità come esperienza ludica che porta alla conoscenza di sé

 

La dimensione ludica della sessualità è centrale in un percorso di educazione sessuale nell’età adolescenziale dove il rischio di “riprodursi” senza volerlo è significativo o nel tentativo di giocare ad un gioco non svelato per la difficoltà a prendere una posizione dichiarata oppure perché la dimensione ludica prende il sopravvento in assenza di conoscenze o responsabilità. Giocare alla sessualità potrebbe quindi rappresentare un pericolo per l’adolescente che potrebbe trovarsi di fronte ad un’esperienza non gradita o ad un vissuto di umiliazione, potrebbe portare ad una gravidanza non desiderata, potrebbe condurre a contrarre una malattia sessualmente trasmissibile. La dimensione ludica della sessualità pertanto rappresenta un elemento di criticità in adolescenza dal momento che l’identità è ancora in fase di strutturazione e definizione e non è scontato riuscire a “pesare” la sessualità come “gioco” all’interno di una relazione che viene caricata, complice la delicata fase di vita, di significati più profondi di quelli che dovrebbero essere attribuiti.

 

 

La sessualità come terreno di incontro con l’altro da sé

 

La terza dimensione della sessualità è sociale. Nella dimensione sociale intervengono tutti gli altri sistemi motivazionali interpersonali connessi al nostro vivere in relazione: il sistema dell’attaccamento e dell’accudimento, il sistema agonistico, il sistema cooperativo, l’appartenenza.
Un percorso di educazione sessuale dovrebbe essere fondato su percorsi di consapevolezza del proprio modo di essere e una profonda conoscenza personale, poiché l’incontro con l’altro espone inevitabilmente al rischio nel momento in cui nella condivisione dovessimo trovare non il terreno di soddisfazione e crescita ma, di contro, l’amplificazione di ferite e dolori individuali.

 

 

La sessualità come esperienza di “coscienza estesa” e come dimensione procreativa

 

La dimensione semantica della sessualità rappresenta un passaggio ulteriore nella scala evolutiva. Nel genere umano è possibile uno scarto dall’immediatezza; la neocorteccia porta con sé nuovi mandati biologici, non solo legati alla sopravvivenza, alla riproduzione e alle appartenenze, ma al senso ed al significato condiviso. Se il corpo diviene luogo di incontro e di memoria, la dimensione narrativa permette di costruire storie in una ulteriore evoluzione. L’uomo vive il bisogno di raccontare e raccontarsi: narrare se stessi, condividere significati, costruirne di nuovi con l’altro. La sessualità entra, con questa dimensione, in una prospettiva evolutiva che richiede tempo in un continuo divenire e cambiare insieme.
La dimensione procreativa della sessualità si pone in continuità con quella narrativa, acquistando nuovi significati e nuove valenze ma se ne distanzia poiché in quella narrativa l’atto generativo diviene intenzionale e frutto di un progetto condiviso. La nascita di una nuova vita diviene quindi un’esperienza che si colloca nella storia come naturale continuità all’interno di un progetto di vita condiviso, non solo legata ad una dimensione sociale di esclusività del legame e di riconoscimento dell’altro ma in una dimensione più ampia e profonda.

 

 

La sessualità in adolescenza: i cambiamenti nella pubertà dal corpo alla mente

 

La pubertà e i cambiamenti del corpo ad essa connessi ha solitamente inizio tra i 9-10 anni per il genere femminile e tra i 12-13 anni per quello maschile. In questa fase della vita si sviluppano i caratteri sessuali secondari ed il corpo viene a rivestire un’importante funzione identitaria. Il processo evolutivo che riguarda il corpo coinvolge anche la mente: l’acquisizione di nuove competenze ed abilità cognitive, lo sviluppo di abilità riflessive e critiche e la costruzione di punti di vista propri solitamente in rottura con il mondo degli adulti significativi. L’adolescente muta i propri punti di riferimenti: dai genitori ai coetanei. Il gruppo dei pari diventa così un significativo fattore identitario, in una dimensione sociale in cui si ricerca l’appartenenza e l’accettazione di una nuova famiglia “sociale”. È proprio in questo periodo che nascono le prime esperienze relazionali intime, in cui il giovane esordisce la propria sessualità, spinto dalla novità e dalla curiosità e talvolta anche dal desiderio di dimostrare qualcosa a se stesso e agli altri, di sentirsi valido e capace, di sentirsi accettato ed adulto.

 

 

 La sessualità in adolescenza: comportamenti a rischio e malattie sessualmente trasmissibili

 

Gli adolescenti rappresentano un gruppo a rischio rispetto alle malattie sessualmente trasmissibili. Le criticità più evidenti sono legate alla scarsità di informazioni e alla mancanza di consapevolezza rispetto la gravità delle malattie sessualmente trasmissibili, unitamente alla loro insorgenza spesso asintomatica; ulteriore difficoltà è rappresentata dalla sottovalutazione del rischio di contrarre patologie con condotte sessuali promiscue e non protette. I dati confermano una certa confusione e la necessità di una costante azione di sensibilizzazione e presa di coscienza in un’età critica.

 

 

Il ruolo della famiglia nell’educazione affettiva e sessuale

 

Educare alla sessualità non è solo fornire “informazione”, ma educazione alla relazione e all’emotività. Le agenzie educative quali scuola e famiglia faticano nell’attuare un percorso di rete fondato sull’educazione e sulla prevenzione; si pensa sempre che parlare di sessualità competa “ad altri” non definiti, con il rischio che bambini e adolescenti vivano un’area fondante del nostro essere al mondo ora come tabù, ora come trasgressione.
È innegabile che il tema della sessualità sia delicato e di difficile approccio; il rischio inevitabile è cercare di trasmettere ai propri figli istanze e opinioni genitoriali, anziché avviare il giovane ad un percorso proprio.  Se da una parte l’individuo è parte di un sistema familiare che negli anni trasmette valori e condizionamenti, dall’altro in età adolescenziale il ragazzo si trova a rinegoziarli in relazione a quelli condivisi dal gruppo dei pari e dai media. I genitori devono pertanto essere disposti ad ascoltare e ad accogliere punti di vista diversi dai propri, pur mantenendo il proprio sistema valoriale ed il punto di vista adulto. Porsi in modo rigido ed espulsivo di fronte a idee non condivise genera esclusione e l’adolescente non sarà più in grado di avvicinarsi all’adulto. Se la maggior parte delle conoscenze sulla sessualità vengono acquisite dall’adolescente in assenza di un percorso strutturato di natura educativa, il ruolo delle figure genitoriali è quello di porsi come mediatore dinnanzi ad informazioni differenti e talvolta discordanti.  Ma risulterebbe estremamente faticoso un dialogo e un confronto sulla sessualità con i giovani adolescenti se questo tema non è mai stato affrontato prima. Un percorso di educazione alla sessualità dovrebbe iniziare sin dalla prima infanzia, considerato che si tratta, come abbiamo già evidenziato, di un tema fondante la nostra identità biologica, personale e sociale.

 

 

Conclusione

 

Alla luce delle riflessioni condotte emerge l’importanza di attivare all’interno del contesto educativo e scolastico, unitamente alle materie curricolari, programmi strutturati di educazione alla sessualità come già avviene in numerosi altri Paesi. Per quanto riguarda la scuola d’infanzia e primaria, questo si traduce nell’introduzione di programmi di alfabetizzazione emotiva volti a riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni, sviluppare abilità comunicative, governare e mediare il proprio mondo emotivo e le relazioni con gli altri. In un’ottica di prevenzione primaria, infatti, l’educazione alla salute non può essere concepita come un insieme di regole, divieti, norme e concessioni, ma deve essere affrontata in una dimensione affettiva, emotiva e relazionale.
 La possibilità di introdurre progetti curricolari di educazione alla salute rappresenta un valido strumento atto a scalfire il muro di silenzio che solitamente la tematica della sessualità erige tra genitori e figli. Sostenere l’autoefficacia nell’area affettiva e sessuale dovrebbe pertanto rappresentare un importante obiettivo del percorso educativo sia in ambito famigliare che nel contesto scuola, tanto in chiave preventiva quanto in chiave di promozione dello sviluppo. Solo in questo modo diventa possibile far sì che i ragazzi acquisiscano una matura gestione di sé, dei propri atteggiamenti e delle proprie scelte valoriali, condizione necessaria per poter vivere la dimensione sessuale nel modo più armonico e consapevole.

 

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