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Abilitazione-riabilitazione psicologica dei DSA: il modello multimodale

Nell’ambito dell’abilitazione-riabilitazione psicologica dei DSA il Dott. Simone Pesci presenta contesto, caratteristiche ed effetti di un modello di intervento specifico. L’autore è Psicologo, Psicoterapeuta e docente del Master DSA  -Diagnosi e riabilitazione psicologica

 

L’intervento psicologico nei casi di Disturbi Specifici di Apprendimento

 

Cosa distingue (o dovrebbe distinguere) l’intervento dello psicologo da quello di altri professionisti rispetto ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento? Per prima cosa lo psicologo, in quanto professionista sanitario, si muove in una ottica riabilitativa e non soltanto educativa. Secondo, ha alte competenze nei processi neuropsicologici di funzionamento. Terzo, non può trascurare gli aspetti emotivi-affettivi come promotori del cambiamento personale. Quarto, la specificità dei processi che cerca di riabilitare non può far tralasciare la globalità della persona. Solo così lo psicologo potrà evitare di confondersi con altri professionisti che si occupano in modo diverso di DSA.
Nell’ambito dell’abilitazione-riabilitazione psicologica dei DSA-Disturbi Specifici dell’Apprendimento un modello di intervento pienamente in linea con i principi epistemologici e le modalità operative sopra esposte è rappresentato dal modello che possiamo definire multimodale.

 

Le difficoltà e i Disturbi Specifici dell’Apprendimento

 

I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), così come le difficoltà clinicamente rilevanti negli apprendimenti scolastici sono un ambito lavorativo di sicura, sebbene non esclusiva, competenza dello psicologo.  La macro-categoria dei DSA raggruppa disturbi quali la dislessia, la disgrafia, la disortografia, la discalculia, disordini che, assieme a quelle difficoltà clinicamente rilevanti, non concettualizzatili come semplici e momentanee difficoltà accademiche, ma non classificabili nosograficamente, possono manifestarsi contemporaneamente e spesso si associano ad insicurezze, ansie e paure, sentimenti di scarsa autostima, disagi emotivo-relazionali ecc.
In questo periodo storico in cui si assiste ad una sanitarizzazione della scuola e in molti casi è necessario procedere con una diagnosi che permetta la certificazione prevista dalla legge 170/2010. Ciò si deve soprattutto al fatto che frequentemente senza la certificazione gli insegnanti sentono di non poter  adeguare la didattica agli alunni che fanno più fatica. Purtroppo è una situazione socio-culturale che dà una importanza alle categorie nosografiche e che ci appare fortemente limitante per la persona.

Definire una persona attraverso una etichetta diagnostica ha due conseguenze:

  • il professionista tende a vedere la persona attraverso quella definizione
  • la persona, percependosi nei termini di quella etichetta, non riesce a vedersi in altri modi

Proprio per questo, ferme restando la necessità di confronto con l’attuale forma mentis della scuola e l’opportunità reali derivanti da una diagnosi classificatoria, il modello multimodale propone un modo diverso di intendere la diagnosi e i parametri di efficacia dell’intervento.

 

La diagnosi

 

Il processo diagnostico serve a descrivere ipotesi sulle caratteristiche della persona  che presenta difficoltà negli apprendimenti scolastici sulle quali costruire una proposta di intervento.
La diagnosi specialistica si deve snodare in un percorso  complesso e transitivo composto da:

  • Analisi della domanda,
  • Ricerca di eventuali deficit sensoriali o neurologici
  • Anamnesi e osservazione
  • Analisi dei quaderni scolastici
  • Assessment Psicomotorio
  • Assessment delle caratteristiche personologiche e psico-relazionali
  • Valutazione cognitiva delle intelligenze
  • Verifica delle competenze nella lettura, nell’ortografia, nel controllo del gesto tracciante e nell’elaborazione logico-matematica

È da specificare quanto la lettura dei test specifici deve essere il più possibile ampia e articolata e non fermarsi al mero dato statistico delle deviazioni standard o dei percentili.

 

L’intervento multimodale

 

Gli obiettivi di un intervento possono distinguersi in settoriali e globali. Saremo pertanto contenti di vedere non soltanto un miglioramento delle performance nella lettura, scrittura e calcolo, ma anche  quell’aggiustamento funzionale necessario a trovare le strategie adattive per confrontarsi al meglio con l’ambiente che la circonda. L’obiettivo è di ottenere un cambiamento clinicamente significativo delle prestazioni in termini di correttezza e rapidità, ma anche di alimentare il senso di autoefficacia, l’autostima, le abilità nell’espressioni di sé, nell’occupazione dello spazio e nella padronanza del proprio corpo significate. Per raggiungere gli obiettivi vengono utilizzati strumenti strutturati, spesso rivisitati in situazioni dinamiche nello spazio, e attività finalizzate alla crescita psicologica emotivo-affettiva ed espressiva della persona.
Più concretamente un intervento multimodale combina strumenti, materiali e programmi per il potenziamento in training individuali (modalità ed esperienze tratte e adattate per esempio da: Trattamento Lessicale, Metodo Davis-Piccoli, Trattamento Sublessicale; Modello Balance; Trattamento Neuropsicologico Integrato; Training cognitivi e metacognitivi ecc.) con metodologie dinamiche e attive tratte dall’integrazione da una pluralità dei metodi, tra i quali, Corporeo e gestuale (Jeannot), Espressione Plastica (Denner), Fono-Mimico (Borel-Maysonny), Grafoterapia (Ajuriaguerra e Oliveaux), Le Bon Depart (Thea Bugnet), Lettura in colori (Gattegno), Lettura verticale (Chassagny e La Spisa-Sartori), Minicomputer  (Papy), Organizzazioni ritmiche e spaziali (Rieu), Sviluppo della creatività artistica (Ginette Martenot-Edvige Poggi). Questi sono solo alcuni esempi di riferimenti teorico-applicativi: infatti possono essere integrati e rielaborati oltre a quelli citati anche altri metodi e strumenti.
Secondo il modello, inoltre, la componente relazionale, investendo domini di conoscenza difficilmente raggiungibili attraverso il mero ricorso ad attività ancorché specifiche, deve essere una parte imprescindibile del modus operandi dello psicologo.

 

Che cambia dopo un intervento multimodale?

 

La verifica di un percorso di tipo multimodale si snoda su quattro elementi, tutti concordi nel definire l’efficacia dell’intervento di aiuto. Si tratta di operare una valutazione quantitativa delle abilità di lettura, scrittura e/o calcolo, basata sulla rapidità e la correttezza della performance (verifica di esito), ma anche di compiere una analisi qualitativa del miglioramento delle abilità specifiche, ad es. la lettura è più espressiva, ritmica, organizzata ecc.? (verifica di esito, ma soprattutto di processo). Si deve inoltre fare una analisi qualitativa delle abilità globali raggiunte dalla persona e una valutazione soggettiva del cambiamento percepito dall’individuo e dai suoi familiari.

 

Conclusioni

Il modello multimodale cerca di sintetizzare gli approcci settoriali orientati al deficit e quelli globali che cercano di promuovere lo sviluppo complessivo della persona. Non è di un protocollo strutturato né un insieme precostituito di tecniche, ma un approccio che ha una epistemologica centrata sulla persona, una specifica vision rispetto al cambiamento e la peculiarità di combinare metodi e strumenti in termini procedurali, all’interno di una relazione significante.

 

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