Articolo tratto e rielaborato dal volume di Luca Fabbri (2023) “ Pedagogia Clinica: autenticità di una scienza” (Armando editore). La Pedagogia Clinica aiuta la persona a trasformare potenzialità in atti concreti, attraverso un processo educativo, facilitato dal Pedagogista Clinico®. La cura di sé è supportata da una relazione positiva e non assistenzialista.
Pedagogia Clinica in aiuto alla persona
Secondo la Pedagogia Clinica la cura sui che la persona mette in atto viene sostenuta e facilitata dal Pedagogista Clinico®, in quanto questi è un professionista in aiuto alla persona che ha fatto esperienza e compreso – come evidenziato da Vygotskij – che «il deficit non è solo un valore negativo, un’insufficienza, una debolezza, ma anche un valore positivo, una fonte di forza e di possibilità» (1986, pp. 50-51). La cura permette alla persona di superare se stessa, di trascendersi di portare la potenza all’atto; attraverso un processo educativo e non seduttivo. Un procedere che non è mai definitivo poiché essa non è “guaritiva”, “riparativa” di qualcosa bensì costituisce la persona, è modalità di vivere.
Secondo il professor Pesci, il processo educativo perseguito dalla Pedagogia Clinica e dal Pedagogista Clinico® è volitivo ed esecutivo in merito alle Potenzialità, Abilità e Disponibilità (PAD) della persona, verso la quale la cura consiste nell’individuazione di aspetti della personalità esplicitati attraverso le abilità. Pertanto l’aiuto alla persona promosso dal Pedagogista Clinico® si fonda sulla risolutezza e la grande forza di volontà di questo professionista, che guarda al soggetto con uno sguardo orientato al positivo presente nell’individuo.
La “cura”
Una cura che è aiuto alla persona concreto, dunque esecutivo, poiché rivolto ad una pratica in attenzione, in vista dell’esplicitazione del sé.
La “cura” aiuta la persona a riconoscersi per ciò che è, aprendo all’inquietudine del movimento, all’accoglienza della fragilità; implica una presenzialità, uno stare con se stessi e a volte richiede – come in Pedagogia Clinica – uno stare con un “facilitatore” – in questo caso il Pedagogista Clinico® – che è a sostegno della cura sui. La cura di sé, per quanto sia un compito che il singolo assume per se stesso, non può essere messa in atto da soli, sempre c’è bisogno dell’altro, poiché siamo fatti di una sostanza intimamente relazionale.
Di certo la cura (intesa come aiuto alla persona) in Pedagogia Clinica si verifica in una relazione faccia-a-faccia della persona con se stessa facilitata dal professionista fisicamente presente.
Conclusioni
La Pedagogia Clinica si presenta scienza in aiuto alla persona in quanto sostiene l’individuo nel suo percorso affinché egli trasformi l’ipotetica potenzialità in effettività; un passaggio dall’essere possibile all’essere attuale. La clinica accompagna la persona nel suo peregrinare continuo tra un non-essere-più e un non-essere-ancora; un aiuto alla persona che in Pedagogia Clinica non trova la risoluzione al dilemma del circolo vizioso, bensì supporta, sostiene e facilita l’individuo affinché trovi in se stesso, nel cammin di sua vita, equilibrio, bene-stare (starebene), ben-essere (essere-bene) contrassegnata dal sine angore curae di Agostino . Il Pedagogista Clinico® nella relazione di aiuto si dichiara in supporto alla persona affinché essa riconosca la cura come fondante il suo esserci, svelamento di sé a se stessi e al mondo, un agire significante e significativo, che è effettività, esistenza.
Siffatto esperto, da professionista, si propone come supporto al soggetto, facilitato così nel riconoscere la cura come atto intenzionale senza incorrere in pratiche di cure inautentiche, assistenzialiste ma nel pieno della sua valenza formativa ed educativa dato che l’aiuto alla persona non coincide – secondo quanto fin qui constatato – con la guarigione, poiché è oltre e altro.
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