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L’intervento Pedagogico Clinico con Mattia

Ogni intervento Pedagogico Clinico ci racconta una storia, unica e importante. Nell’articolo vi raccontiamo cosa è accaduto con Mattia. Il testo è un estratto da “La storia di Mattia e il bisogno di essere ascoltato nella sua sofferenza” di Federica Ciccanti, apparso su Rivista Pedagogia Clinica Pedagogista Clinico® n°44.

 

Mattia tra sofferenza e disagio

 

Mattia ha 15 anni, è stato adottato all’età di 4 anni ed è di origine argentina. Ora frequenta la 1^ superiore di una scuo­la Professionale; è certificato dal primo anno della Scuola Primaria ed ha una storia scolastica che è costellata di sof­ferenza, fatica, opposizione, silenzi e che lo ha portato, negli anni, a ritirarsi dall’impegno.
La diagnosi clinica rilasciata dal servizio di Neuropsichiatria Infantile attesta “ Disturbo dell’attività e dell’attenzione con correlati Disturbo Specifico della lettura, della compitazione, Delle abilità aritmetiche, E delle abilità scolastiche.”
Dall’Analisi Storico Personale emerge che Mattia è arrivato in Italia sottopeso, con un ritardo del linguaggio nella lingua d’o­rigine già certificato presso l’Istituto nel quale viveva.
La ricerca continua di percorsi di aiuto adatti a Mattia, così come narrata dai genitori, mi aiuta a comprendere il lega­me d’amore che li lega al figlio e il forte senso di responsabilità che vivono come genitori. Sono molti gli specialisti che si sono affiancati a Mattia con risulta­ti scarsamente soddisfacenti non solo e non tanto sul piano degli apprendimen­ti, ma soprattutto sul piano relazionale con lui e la scuola. I genitori infatti, nell’affidarmi l’incari­co di attivare un Intervento di aiuto pe­dagogico clinico, mi chiedono garanzia di essere sostenuti nel tenere i rapporti con la scuola che si presenta poco sen­sibile ed accogliente verso i bisogni di Mattia.

 

Gli incontri di verifica delle PAD

 

Mattia viene accolto nel nostro centro studi in osservazione per effettuare una verifica pedagogico clinica delle Poten­zialità, Abilità e Disponibilità per cono­scerlo nelle sue interazioni e procedere ad una lettura in termini multidimen­sionali in uno scambio interpersonale, e analizzare così lo sviluppo nella sua glo­balità.
La diffusa tensionalità mostrata da Mat­tia nell’analisi della espressività motoria e la sua ritrosia al contatto con l’adul­to, dichiarano uno stato di allerta nel contatto con l’adulto e l’ambiente in generale, che però si abbassa nel rilas­samento globale realizzato in posizio­ne di decubito senza contatto da parte dell’adulto. Ci sono carenze nell’orga­nizzazione e strutturazione temporale e spazio temporale, mentre dall’analisi del linguaggio verbale si rilevano alterazioni del ritmo respiratorio, scarsa espansio­ne toracica e una non ben strutturata alternanza bocca naso con conseguenze frenanti la buona organizzazione ritmo respiratorio cinetica. Mattia ha alcune difficoltà a strutturare la frase con l’uso di frasi subordinate; ciò non impedisce al suo eloquio di essere perfettamente comprensibile all’adulto e presenta una sua particolare espressività agita con lo sguardo e il sorriso. In molte situazioni, verso la fine degli incontri di conoscenza e di verifica, ho potuto notare una note­vole abilità da parte di Mattia nell’an­ticipare termini o frasi figurate che de­notavano una comprensione intuitiva di quanto il Pedagogista Clinico® (o il ge­nitore) stava dicendo; questo particolare mi ha confermato che in una situazione di maggiore agio relazionale Mattia co­glie e comprende intuitivamente il senso del narrato. Dall’analisi degli organi e delle funzioni bucco fonatorie non sono emersi ostacoli di alcun tipo.
Mattia dimostra di comprendere le pro­poste alle quali risponde con sospiri, ghi­gni, sbuffi; in alcune occasioni presenta note oppositive e atti di sfida e di pro­vocazione espresse anche verbalmente. Nella rappresentazione segnica Mattia mostra fastidio nel lasciare traccia, ha una presa corretta dello strumento trac­ciante ma sono evidenti imprecisione e frettolosità, al punto da fargli commen­tare “la prof mi direbbe che fa schifo”. Queste espressioni immediate racconta­no della rappresentazione che Mattia ha di se stesso come persona scarsamente abile, inadeguato e le cui espressioni non sono percepite come valide e accettabili dall’ambiente.
Orientata dalle informazioni e dalle ri­sposte ricevute ottenute durante le veri­fiche delle PAD (Potenzialità, Abilità e Disponibilità) è stato possibile struttu­rare per Mattia una ipotesi progettuale di intervento.

 

Un progetto complesso di intervento 

 

Data la storia di sofferenza scolastica (e non solo) di Mattia, si è reso neces­sario intessere un rapporto continuo e costante sia con il Consiglio di Classe sia con gli insegnanti di Sostegno per concordare non solo obiettivi e strategie ma soprattutto una modalità relazionale per creare situazioni di agio nelle quali Mattia avrebbe potuto meglio esprimere le proprie potenzialità.
Nonostante i rapporti sono stati sin da subito improntati alla fiducia e all’ascol­to sia verso i genitori sia verso il Peda­gogista Clinico®, gli insegnanti si sono spesso trovati disarmati senza strumenti di fronte alla passività e al disimpegno di Mattia che, complice la non accetta­zione del bisogno di essere guidato, non trascriveva compiti, non poneva quesiti, non interveniva, e a casa riportava che non erano state assegnate verifiche o compiti da svolgere.
È stato uno sforzo notevole per i docen­ti comprendere che il silenzio di Mattia non era un rifiuto verso l’insegnante in quanto tale, ma piuttosto un pesante senso di inadeguatezza riferito a sè stes­so e che entrare in relazione con il ra­gazzo era il primo passo per aiutarlo ad uscire dalla passività.
I genitori, molto attenti e presenti, grazie agli incontri realizzati usando il Reflecting®, hanno modificato le mo­dalità comunicative con il figlio; hanno abbassato le proprie aspettative scolasti­che e si sono aperti ad avere con Mat­tia un dialogo maggiormente inclusivo. Hanno sottolineato le potenzialità del figlio rinforzando tutti i piccoli e grandi progressi non solo scolastici, ma anche sportivi. Nel giro di qualche mese il fi­glio ha aumentato il tempo in partita e realizzato parecchi goal, condividendo l’entusiasmo con i compagni e riceven­do complimenti da parte dell’allenatore.
Nell’intervento pedagogico clinico Mat­tia ha potuto vivere esperienze di contat­to con il proprio Sè corporeo, esperienze presentate gradualmente e in un clima di fiducia accresciuto negli incontri, man mano che proseguivano. Queste esperienze di contatto corporeo sono stati momenti privilegiati dedicati alla conoscenza e allo scambio che hanno consentito a Mattia di vivere situazioni di interazione utili. Il Body Work® ha fornito esperienze di relazione adat­te a favorire nel ragazzo disponibilità ad abitare positivamente il proprio corpo fino a renderlo dialogante allo scambio, generando il piacere di aprirsi al mon­do esterno. Così è stato: nei mesi sono diminuite le opposizioni verso gli adulti (genitori e insegnanti in primis) e le frasi autodenigranti con le quali dichiarava al mondo il bisogno di essere accolto nel­la sua sofferenza. Altre esperienze tratte da Edumovement® sono state capaci di liberarlo dagli stati di tensione e da tutto ciò che lo frenava e lo inibi­va, permettendogli così di riconquistare un’intima tranquillità emotiva e una di­versa disponibilità nei rapporti di relazio­ne con sè stesso e con gli altri.
A distanza di tre anni dall’avvio del per­corso, i progressi di Mattia sono visibili a chiunque sia dal punto di vista rela­zionale che di performance scolastica, e apre la porta alla speranza di un futuro dove l’opposizione e l’autodenigrazione non rappresentino l’unica espressione di sè, ma si trasformino nel meraviglioso potenziale che Mattia ha.

 

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