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Il Pedagogista Clinico® in aiuto a un bimbo di 10 anni

La Prof.ssa Marta Mani, Pedagogista Clinico® e docente per la Scuola Internazionale di Pedagogia Clinica, ci racconta il lavoro che ha fatto assieme a Marco, un bambino di quinta elementare. Qui presentiamo un estratto dell’articolo apparso sulla rivista Pedagogia Clinica– Pedagogista Clinico® n°42 (2020)

 

Marco, una  valutazione complessa

 

L‘esperienza con Marco, soggetto certificato che frequenta la classe quinta della scuola di primo grado, ha richiesto una complessa osservazione adatta per rilevare ogni Potenzialità, Abilità e Disponibilità e procedere ad una ipotesi progettuale conseguente ai suoi stati di necessità.
La diagnosi clinica rilasciata dal servizio di Neuropsichiatria Infantile attesta: “Ritardo nell’acquisizione tipica dell’età in epilessia parziale con impaccio motorio globale, disturbo del comportamento di tipo oppositivo provocatorio” e alla Wisc un Q.I. 49. Marco soffre di epilessia ed è seguito con Depakim. Oltre a quanto esposto nel Profilo Dinamico Funzionale e nel Piano Educativo Individualizzato durante la presentazione offertami dai genitori prima e dal Dirigente Scolastico successivamente, si è appreso che il bambino segue un programma didattico di seconda elementare con un insegnante specializzato, fa orario ridotto ed è stata prevista l’ipotesi di trattenerlo allo stesso ciclo scolastico per un altro anno affinchè siano garantite ulteriori abilità e migliorate le disponibilità.
Dall’Analisi Storico Personale emerge che Marco è sempre stato iperalimentato dalla madre ed oggi si presenta come “soggetto obeso“ seguito con una dieta che però non viene regolamentata, ha frequenti opposizioni agite con note aggressive e si rifiuta spesso di andare a scuola dove mostra di stancarsi molto, annoiarsi e non impegnarsi. A scuola, oltre a seguire in parte l’iter scolastico, il bambino partecipa ad esperienze previste dai progetti di psicomotricità e nuoto.

 

Nello studio professionale del Pedagogista Clinico®

 

Il bambino viene accolto in osservazione per effettuare una verifica pedagogico clinica delle Potenzialità, Abilità e Disponibilità, conoscerlo nelle sue interazioni  e procedere a una lettura in termini multidimensionali in uno scambio inter-psichico e interpersonale, e analizzare lo sviluppo nella sua globalità.
La complessità con cui si è presentato Marco ha richiesto un’attenzione verso ogni potenzialità di sviluppo e verso ogni disagio psico-affettivo-emozionale, si è imposto perciò un intervento rivolto alla globalità e garantito da una contemporanea molteplicità di stimolazioni, per questo è stato tenuto conto di un criterio di spiralizzazione, così che ogni esperienza, ogni attività sia intessuta in una dinamicità e una costante interazione di elementi che vanno a comporre un mosaico adatto a rispondere alle diverse necessità.

 

Primi e già significativi risultati

 

L’intervento pedagogico clinico ha tenuto conto di azioni dialettiche indirizzate a rendere più spedito e garantito lo sviluppo senso-percettivo, motorio, espressivo-verbale e migliorare le intese al dialogo e al rapporto, il tutto offerto e veicolato per mezzo di modalità ludiche e piacevoli.
Già dai primi incontri con Marco si è avviata una modalità di “risveglio” per il movimento che sostiene, accompagna e provoca il ritmo naturale. Risvegliare il movimento è dotare il bambino di un corpo più bello, di una spigliatezza maggiore, l’educazione motoria favorisce uno sviluppo psicofisico adeguato della creatività mentale e corporea. Era indispensabile distoglierlo da quella postura seduta privilegiata in ogni sua occasione di gioco o di impegno scolastico in cui entrava in un vortice di circolarità con se stesso con scarsa disponibilità sia a stare in relazione con gli altri che ascoltarli e questo ha richiesto di generare intorno a lui una situazione di continua esplorazione sollecitata da espressioni verbali con tonalità fluidificate, ma sufficientemente alte ed impressive tonematicamente idonee al ad una animazione rivolta a fare al pari dell’altro, rispondendo con ciò al principio della collaborazione-imitazione. Questo formulario di dialogo collaborativo ben soddisfa il piacere di un fare scherzoso che al tempo stesso è idoneo per aprire la via anche alla dialogicità corporea, a tutte quelle stimolazioni tattili occasionali, sfregamenti, carezze e contatti diretti su ogni area corporea, senza dimenticarsi di ciò che genera in affettività il contatto con la cute e con i capelli.
Gli stimoli che hanno permesso di coinvolgere Marco sono stati tanti e, oltre a quelli indicati, non sono state sottovalutate le attenzioni sul suo vestire, verso quell’abbigliamento che mi era possibile proporlo in elogio interessandomi perfino alla trama delle stoffe e alla cromaticità.
Le proposte organizzativo-corporee ed espressivo-comunicazionali si sono basate sui metodi che rintracciano le esperienze contrattive e decontrattive indispensabili per offrire al soggetto una ricreazione con se stesso finalizzata a sentirsi, conoscersi, liberarsi dalle tensioni e conseguire un riequilibrio del tono muscolare.
Il potenziamento del tono muscolare e riconoscersi gradualmente nella propria semiassialità hanno offerto a Marco l‘opportunità e la disponibilità a muoversi con maggior agilità specie quando gli effetti delle esperienze cinestetiche si integrano ad altre idonee a promuovere ogni abilità cinestetica settoriale corporea e coniugarla ad un dinamismo che investa la globalità del corpo. Anche l’adattabilità allo stazionamento in equilibrio si aggiunge fra gli obiettivi perseguiti per potenziarne la semiassialità, la posturalità e l’aplomb.
Sono tante le occasioni in dinamica corporea che hanno visto armonizzata l’assunzione, l’esplosione e la distribuzione di aria, un’attenzione su questo particolare dinamismo che si presentava assai carente che ha richiesto un’attenta processo di intervento in cui alle esperienze organizzativo-corporee vissute muovendosi nello spazio, sono stati anticipati momenti idonei ad un rapporto dialogante con se stesso, per fare lettura, vivere e partecipare la propria organizzazione respiratoria.
Le attenzioni e gli intenti di offrire opportuni stimoli per uno sviluppo globale non potevano trascurare in contemporanea le esperienze per il potenziamento dell’espressione elocutoria. Gli specifici disordini fono-articolatori impongono di tenere in gran conto ogni espressività con lo scopo di promuovere dinamismi vibrazionali e ritmi con frequenze e intensità organizzativo-respiratorie diverse. La motilità della lingua e la vibratilità delle labbra sono state suffragate dall’emissione di suoni onomatopeici sillabici integrate da espressioni paralinguistiche e da un valido e coerente aiuto nel gioco di faccia di espressioni fisiognomiche ed emissioni di suoni.
L’organizzazione ritmica deve essere recuperata nel modo in cui comunemente si tende, facendo vivere strutture ritmiche, sonore, visive o in distribuzione dello spazio, ma ancor più deve essere considerato un aspetto dominante, attraverso l’esposizione ritmica enumerativa di ogni settore corporeo organizzato cinesteticamente, occasione in cui il ritmo si coniuga con il verbale, il tonematico e il dichiarativo cinestesico; esperienze queste in premessa ed in contemporaneità con le necessarie esplosioni sonore, modulazioni tonematiche, ed espressioni linguistiche.
È un bambino che evidenzia il bisogno di ancoraggi affettivi, di sicurezze, di tranquillità emotiva e di armonia, ha buona volontà, dimostra contentezza, è propositivo e desideroso.

 

Il percorso continua…

 

L’intervento pedagogico clinico, che insegue sempre l’integrazione fra cognitivo, affettivo relazionale e corporeo con strategie stimolanti la globalità, sta procedendo ancora e ha permesso, dopo i primi 6 mesi in cui anche i genitori hanno riscontrato importanti cambiamenti specie sui comportamenti e sulla disponibilità, di dare credito a queste modalità educative che si rintracciano nelle tecniche dei metodi pedagogico clinici intese a favorire la relazione, il conoscersi, il riconoscersi e lo sviluppo armonico della personalità.

 

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