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Il The Grief Maze Game e la relazione terapeutica nel lutto infantile: un “caso”

Qui di seguito presentiamo in breve il percorso clinico che è stato fatto con Gianluca, chiaramente un nome di fantasia. Il bambino, che stava vivendo un lutto persistente, ha beneficiato di un intervento terapeutico che si è avvalso del The Grief Maze Game® (Pesci, 2017), il primo gioco da tavolo professionale in Italia finalizzato all’elaborazione del lutto.

 

 

 

L’incontro con Gianluca

 

Gianluca aveva nove anni quando si è presentato in studio accompagnato dal padre. Sei mesi e mezzo prima Gianluca aveva perso la madre a causa del covid-19. La donna, già diabetica, è morta all’età d i49 anni e, come prescritto dai protocolli, tutto è avvenuto in solitudine, senza che parenti e familiari potessero assisterla durante la degenza né provvedere convenientemente ad un funerale se non in forma ridotta.
Dal giorno del decesso Gianluca vive con il padre e la nonna materna, la quale già abitava in casa con loro. La reazione alla perdita è stata forte e ancora dopo sei mesi e mezzo il lutto non sembrava avere una evoluzione: permanevano sentimenti di intensa e prolungata tristezza che a volte si manifestavano in vera e propria anedonia e ritiro sociale; pensieri di morte e ansia elevata lo portavano a richiedere costantemente la vicinanza e la rassicurazione pur manifestando poi, specie verso le figure adulte femminili, aggressività e rabbia. Con il padre, invece, Gianluca appariva più docile e affettuoso, mostrando però una intensa paura che gli potesse succedere qualcosa anche a lui e che lo lasciasse solo.
Il padre d’altro canto stava vivendo il suo lutto chiudendosi in un atteggiamento protettivo nei confronti della famiglia: dal decesso ha ridotto il suo impegno lavorativo, è un artigiano che lavora in proprio, per dedicare più tempo al figlio e alla suocera, unica nonna rimasta a Gianluca. Questa reazione però ha esacerbato insoddisfazioni e ansie già probabilmente presenti precedentemente.
Durante l’analisi della domanda e l’assessment emerge l’esigenza di un percorso clinico sia per Gianluca che per il padre. Così vengono attivati due professionisti distinti per assolvere il compito. La discussione nella lettura sistemica del problema presentato consente al padre di Gianluca di confrontarsi con quella parte cdi sé che negava di aver bisogno di aiuto e di aprire la possibilità ad una messa in discussione che forse non si aspettava.

 

 

Gianluca e il The Grief Maze Game: il primo impatto

 

Con Gianluca si è instaurato subito una relazione solida. Il bambino durante la sessione si permetteva fin da subito di esplicitare quanto gli passava per la testa e accoglieva le proposte operative. L’intervento inizialmente si è basato sul gioco libero e sui disegni spontanei, quali mezzi  per narrarsi e stare in relazione. Trascorsi pochi incontri però si è deciso che poteva essere utile proporre il The Grief Maze Game, il primo gioco da tavolo professionale in Italia per l’elaborazione del lutto.
Il The Grief Maze Game è stato accolto con curiosità, ma anche con timore e diffidenza: l’idea di “giocare” ad un gioco da tavolo inizialmente è stata vista da Gianluca come una mancanza di rispetto da parte sua nei confronti della madre deceduta. Viene affrontata insieme a lui l’impasse e viene fatto un lavoro sulla relazione che consente di riparare l’alleanza terapeutica. Sessioni intense che portano la relazione su un piano più profondo e che consentono al bambino di rimodellare i suoi schemi relazionali, rimodulare le emozioni e permettersi un allentamento dello stato di allerta.

 

 

Gianluca e il The Grief Maze Game®: l’esperienza trasformativa

 

Il gioco viene proposto modificando il numero delle stelle (ricompense) da ottenere da 20 a 40 e vengono eliminati gli “aiuti”. Le sessioni di The Grief Maze Game sono state 15, a cadenza settimanale. Dapprima Gianluca evitava quando possibile le caselle verdi quelle dedicate ai “”giochi” cioè a quelle attività ludiche non attinenti con il confronto diretto con l’elaborazione della perdita. Il bambino piuttosto, muovendosi liberamente sul tabellone, ricercava le “frasi positive” (caselle e carte azzurre), quasi a volere incoraggiamenti a proseguire. Durante un incontro, quando gli è stata fatta notare la cosa, Gianluca  ha iniziato a costruire esplicitamente il motivo che lo conduceva a questo comportamento e si è concesso, inoltre, di palesare sentimenti più contrastanti rispetto alla madre: si è permesso infatti di vedere i lati negativi del carattere della mamma che prima idealizzava, riconoscendone la scarsa propensione all’incoraggiamento.
Successivamente, in modo progressivo, Gianluca si è confrontato con le caselle e le carte gialle, quelle dedicate ad attività orientate a confrontarsi con il lutto.

 

 

 

Uscire o non uscire dal labirinto?

 

Dopo aver raggiunto le 40 stelle che nel gioco si ottengono quando si riesce a compiere l’attività proposta attraverso le carte di “elaborazione”, Gianluca non sembrava aver voglia di uscire dal labirinto. Per due incontri Gianluca indugiava cercando le caselle verdi, sembrava ora avere voglia di divertirsi, ma al contempo pure il timore di uscire, di dire a se stesso che il lutto sta evolvendo.
Lavorando ancora una volta sulla relazione e sui significati di ciò che accade momento per momento nel qui e ora della sessione, Gianluca ha elaborato i suoi vissuti, ha esplicitato timori e speranze e, una volta rassicurato, ha deciso di poter uscire dal labirinto prendendo il plauso del Grande Vecchio Saggio (il personaggio a cui idealmente devono essere consegnate le stelle e che propone attraverso le carte le attività da fare)  e ponendo fine al gioco.

 

 

Conclusioni

 

Ovviamente la terapia non è finita lì. È proseguita con modalità e tecniche differenti, a volte meramente conversazionali a volte coadiuvate da disegni e immagini guidate. Gianluca sta facendo un gran lavoro: ha iniziato progressivamente a oscillare fra strategia orientata alla perdita e strategia orientata alla ricostruzione della propria esperienza di vita (Stroebe e Schut, 1999). Il The Grief Maze Game, come si è detto sopra, ha aiutato questo percorso, ovviamente tanto è stato reso possibile dalla relazione terapeutica, elemento imprescindibile di qualsiasi cambiamento. Ma insieme non ci saremmo forse riusciti se la collega parallelamente non avesse aiutato il padre a elaborare il suo lutto.

Cosa si impara da questo “caso”? Che soprattutto nel lutto infantile sono fondamentali l’analisi della domanda (Carli e Paniccia, 2003), l’uso di metodi e strumenti adeguati e la relazione terapeutica che attraverso il lavoro sulla rottura e riparazione dell’alleanza (Safran e Muran, 2003), il riconoscimento tempestivo da parte del terapeuta di fasi di impasse consente l’esplorazione e la correzione degli schemi interpersonali disfunzionali della persona, l’emersione delle parti sopite del Sé e la ricostruzione di significato.

 

Simone Pesci
Psicologo, Psicoterapeuta, docente ISFAR

 

 

Bibliografia

Carli, R. ePaniccia,  R. M. (2003). Analisi della domanda: Teoria e tecnica dell’intervento in psicologia clinica. Bologna: Il Mulino.
Pesci, S. (2017). The Grief Maze Game. Firenze: Edizioni Scientifiche ISFAR.
Safran, J. D., e Muran, J. C. (2003). Teoria e pratica dell’alleanza terapeutica. Roma-Bari: Laterza.
Stroebe, M., e Schut, H. (1999). The dual process model of coping with bereavement: Rationale and description. In Death Studies, 23(3), 197–224.

 

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