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The Grief Maze Game®: il gioco per l’elaborazione del lutto

Una breve introduzione a cura del Dott.Simone Pesci per capire il valore e l’applicabilità del The Grief Maze Game®, gioco da lui creato per le edizioni scientifiche ISFAR : uno strumento innovativo di lavoro per chi vuole aiutare i bambini ad elaborare il lutto.

 

 

Primo gioco da tavolo professionale italiano

 

Il The Grief Maze Game® è il primo gioco da tavolo professionale italiano per l’elaborazione del lutto. Si tratta di uno strumento di lavoro che può essere utilizzato esclusivamente da psicologi e psicoterapeuti e inserito all’interno di un contesto relazionale e di un processo di aiuto ben definito. Può essere impiegato con un singolo bambino oppure, laddove si ritenga necessario, può coinvolgere un altro adulto significativo.
Il The Grief Maze Game® si compone di un tabellone con uno schema labirintico organizzato in caselle di quattro tipi diversi (“elaborazione”, “affermazioni positive”, “giochi” e “neutre”); due pedine, un dado, le carte del gioco e le stelle, cioè i premi che il partecipante deve ottenere prima di uscire dal labirinto. In aggiunta al materiale fornito nella scatola al professionista occorrono fogli di carta, matite colorate, penne ecc. per proporre alcune attività specifiche.

 

 

Riferimenti teorici del The Grief Maze Game®

 

Il The Grief Maze Game® non è uno strumento fondato su un particolare approccio psicologico, sebbene l’ottica con cui è costruito e sperimentato sul campo sia quella costruttivista intersoggettiva e vi siano riferimenti teorici che hanno guidato la sua costruzione.
Nella creazione del gioco, infatti, ho tenuto presente il Dual Process Model (DPM) secondo il quale la persona oscilla tra due complesse strategie, una orientata al confronto con gli stimoli e i pensieri dolorosi associati alla perdita e l’altra che riguarda le modalità utilizzate dall’individuo per gestire gli aspetti della vita che non riguardano la perdita. Questo riferimento teorico mi ha spinto, nella costruzione delle regole, ad affiancare alle attività orientate alla perdita (caselle e carte “elaborazione”), giochi e affermazioni positive, riconducibili all’approccio restoration-oriented.
Oltre a ciò il The Grief Maze Game® , come dice il nome stesso, si svolge all’interno di uno schema labirintico tipo dedalo che, in campo psicologico equivale alla rappresentazione del Sé. A tale proposito è utile ricordare che si dovrebbero distinguere il “labirinto” vero e proprio e il “dedalo”: nel labirinto una sola via conduce al centro nonostante ogni tipo di giro e percorso e chi entra non può sbagliarsi: si tratta di un simbolo del cammino che deve percorrere chi cerca la verità, mentre nel dedalo (inglese “maze”) c’è invece un intrecciarsi complesso di passaggi che obbliga a scegliere percorsi e direzioni diversi. Per quanto ci riguarda lo schema a dedalo del tabellone vuole essere un laboratorio con cui la persona si esprime e si rappresenta e, rifacendosi agli studi di Pulver secondo cui lo spazio grafico ha precisi significati psicologici, ho ritenuto utile porre l’ingresso al centro nella parte bassa del labirinto e l’uscita al centro della parte destra.
Altro riferimento teorico che è possibile ritrovare nella costruzione ludica del gioco è il Grande Vecchio Saggio, scelto e costruito sulla base dell’archetipo junghiano del Vecchio Saggio (o Spirito), personificazione del principio spirituale. È a lui infatti che vengono portati i premi raccolti dalla persona durante il percorso per uscire dal labirinto e concludere il gioco.

 

 

La relazione clinica in cui inserire il gioco

 

Come detto il The Grief Maze Game® non è fondato su un particolare approccio psicologico, ma è stato costruito e utilizzato da me all’interno di una cornice costruttivista intersoggettiva. L’epistemologia costruttivista nella quale mi riconosco si basa sull’idea che la realtà vissuta da una persona sia una elaborazione individuale di significati rispetto a se stessi e il mondo, resa possibile attraverso il tentativo della persona stessa di dare un senso alle esperienze cui via via va incontro. Il professionista, in quanto persona alla quale l’altro si rivolge in un momento di particolare difficoltà della sua vita, è a pieno titolo una potenziale figura di attaccamento, ma non è, e non può essere, un “osservatore neutrale” di ciò che avviene nella relazione in quanto vi partecipa con la sua soggettività, il setting diviene il “luogo” nel quale, creando insieme l’esperienza intersoggettiva, è possibile fare nuove esperienze relazionali che permettano di rivedere e ricontestualizzare elementi del proprio passato, integrandoli nella propria immagine di sé nel presente e in un possibile futuro.
Ogni percorso clinico diviene così un viaggio affettivo condiviso, una esperienza intersoggettiva per aprire nuovi scenari e nuove possibili alternative, riattivare il movimento attivando le risorse proprie di ciascuno. Attraverso le esperienze fatte insieme la persona può scoprire da sé quell’aggiustamento funzionale necessario a trovare le strategie adattive per confrontarsi al meglio con l’ambiente che la circonda.
Se il mio modo di concettualizzare il processo clinico è quello in cui e attraverso il quale è stato costruito il gioco per l’elaborazione del lutto, molti altri modelli psicologici di intervento, pur con sfumature e aspetti procedurali doversi, possono trovare una corrispondenza concettuale. Così questo gioco da tavolo può essere inserito facilmente in cornici teoriche affini (anche se diverse) alla mia. Non mi stupirebbe, tuttavia, dato la grande versatilità del The Grief Maze Game® , che fosse utilizzato anche all’interno di approcci in cui il clinico viene considerato l’esperto del problema che “agisce” sul “paziente” per “sollecitare” il cambiamento.

 

 

Un gioco da tavolo “professionale”

 

Il The Grief Maze Game® è il primo gioco da tavolo in assoluto nel nostro paese dedicato al tema del lutto, ma ciò che più conta è il fatto che è il primo gioco professionale, cioè un vero e proprio strumento di lavoro dello psicologo e dello psicoterapeuta. La tradizione anglosassone da questo punto di vista è assai più radicata ed esistono molti giochi da tavolo (sia puramente ludici che educativi e terapeutici) per affrontare le più svariate difficoltà: dalla rabbia esplosiva all’ADHD, dal dolore della separazione alla gestione delle emozioni a seguito della nascita di un fratello, dalla scarsa autostima ai disordini alimentari (ne sono esempio i giochi: “About Faces: the Card Game Where You Match Faces and Feelings”, “Anger Solution Board Game”, “Circle of Respect”, “Feelings Fair”, “The Obesity Game” ecc.). Anche nel campo del lutto vi sono esempi di giochi strutturati assai interessanti: “The Good Mourning Game” (Bisenius e Norris), “Doggone Grief Board Game” (Aultman Grief Services), “Memory Garden” (Lisa-Marie Arneson), “The Grief Bibble Workbook” (Kerry DeBay), “Healing Hearts” (Sharon Rugg), “All The Stars Above” (Liuten) ecc. Alcuni degli esempi citati possono essere considerati a tutti gli effetti giochi professionali in quanto necessitano della presenza di un professionista, altri sono di tipo educativo e possono essere svolti sia con un adulto significativo che tra pari.
In Italia quando si parla di giochi da tavolo si pensa subito, fatta eccezioni per tutti i giochi puramente ludici, ai cosiddetti giochi educativi, ideati per lo più per insegnare/sviluppare specifiche competenze (cognitive) nei bambini. A volte tali giochi cercano di promuovere la creatività, meno frequentemente infine si rivolgono alla sfera emotiva.
Senza entrare in una interpretazione socio-antropologica del perché vi sia questa differenza fra mondo anglosassone (prevalentemente statunitense) e contesto italiano, è possibile ipotizzare che il “pragmatismo americano” e le correnti comportamentiste e razionaliste abbiano favorito l’attribuzione di una notevole importanza allo strumento a discapito degli aspetti relazionali ed esperienziali, facendolo diventare curativo di per sé. Un po’ come, forse anche per ragioni di mercato, si sta cercando di fare da noi nell’ambito dei disturbi dell’apprendimento con tutti i “software per il trattamento” ai quali spesso si riduce l’intervento di aiuto.

 

 

Tecnica, procedura e strumento

 

Per quanto mi riguarda, nella creazione e nell’uso del The Grief Maze Game® non ho mai creduto che potesse avere un valore terapeutico di per sé. Non credo cioè che solo per il fatto di usarlo con una persona, anche se lo si usa “bene”, provochi l’elaborazione del lutto. Il The Grief Maze Game® come ripetuto più volte è uno strumento da inserire in un contesto relazionale più ampio. D’altra parte nel mio modo di lavorare preferisco parlare di procedure di intervento piuttosto che di tecniche. Per procedure intendo modalità di conduzione del processo clinico che, pur basate su aspetti tecnici e metodologici, assumono un significato intersoggettivo e quindi una efficacia nello scambio relazionale (sono esperienze, mantengono la dimensione del “noi” e si basano sull’idea del professionista come perturbatore strategicamente orientato); per tecniche mi riferisco ad aspetti metodologici che hanno una valenza clinica di per sé, indipendentemente dagli attori coinvolti (sono esercizi, agiscono nella dimensione del “tu ed io” e si basano sull’idea del professionista come esperto del problema e della “risoluzione del sintomo”). Il The Grief Maze Game® assume senso, seguendo questa distinzione, solo se usato proceduralmente.

 

 

The Grief Maze Game® e intervento clinico con i bambini

 

Il linguaggio infantile possiede sue peculiarità che ogni adulto ha a suo tempo sperimentato e posseduto. Per entrare in relazione con il bambino occorre recuperare questo linguaggio e comunicare con lui utilizzando il suo registro espressivo. Il lavoro clinico con il bambino si basa prima di tutto sulla costruzione di una relazione emotiva e solo successivamente sull’introduzione di procedure ed esperienze: si tratta di muoversi “dentro il mondo del bambino” e allo stesso uscirne fuori “per osservare i processi attivati”, una oscillazione che, pur utilizzata anche in contesti clinici con adulti, deve vincere con il bambino la difficoltà di passare da un linguaggio infantile ad un linguaggio adulto, da modalità di pensiero preparatorie o concrete al pensiero astratto. L’abilità del professionista sta nel sintonizzarsi su registri espressivi diversi, nel mettersi in gioco, attivando esperienze e percorsi emotivi che promuovano un nuovo stato di equilibrio.
Il The Grief Maze Game® , così come altri strumenti o procedure, può accompagnare la relazione di aiuto, essere un parte del processo clinico o, in rari casi, rappresentare l’interezza del percorso. Non tutti i bambini amano i giochi da tavolo, alcuni non sono pronti per esperienze così strutturate, altri invece hanno bisogno del contenimento dato dalle “regole” del gioco o, per la loro storia trovano congeniale confrontarsi con questi strumenti. Sarà il professionista a capire se, quando, per quanto tempo e affiancato a cosa proporre il The Grief Maze Game®. Anche il coinvolgimento di un adulto deve essere attentamente ponderato poiché, se da un lato può lavorare direttamente sul sistema e non sul singolo, dall’altro può togliere al bambino quella dimensione “privata” della relazione con lo specialista. Non si tratta di far scegliere al bambino cosa è meglio, ma, sulla base della nostra costruzione professionale della situazione, aiutarlo a co-costruire quale utilità può aver per lui giocare assieme ad un adulto sopravvissuto e, eventualmente, per quale adulto optare.

 

In sintesi

 

Il The Grief Maze Game® è il primo gioco da tavolo professionale italiano costruito per favorire nei bambini l’elaborazione del lutto; è uno strumento psicologico e come tale può essere utilizzato solo da psicologi e psicoterapeuti. È costruito sulla base di una concettualizzazione forte, si appoggia a presupposti teorici consolidati ed è sostenuto da una esperienza professionale importante. Tuttavia, non ha vincoli teorici e può essere impiegato all’interno di una pluralità di approcci psicologici e psicoterapeutici.
Il The Grief Maze Game® necessita di una buona alleanza clinica e di una co-costruzione del processo di cambiamento; possiede, infatti, una efficacia solo se inserito all’interno di un contesto relazionale tra il professionista e il bambino e in un preciso progetto di presa in carico.
Il The Grief Maze Game® recupera la tradizione anglosassone dei therapeutic board games, traducendola e trasformandola per il contesto europeo e italiano in particolare. Perciò sia da un punto di vista concettuale che da un punto di vista concreto rappresenta una novità assoluta nel panorama degli interventi di aiuto alla persona.

 

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