Come e quando utilizzare i metodi immaginativo-fantasmagorici nella pratica clinica? Il Dott. Pesci racconta come ha aiutato Giovanni a superare un momento difficile: un’esperienza reale particolarmente significativa che evidenzia l’efficacia dei metodi, se correttamente inseriti nel percorso opportuno.
Giovanni, una ragazzo “normale”
La storia di Giovanni è una storia come tante ai tempi del Covid-19. Giovanni, quando si presenta in studio, ha 29 anni. Fino a quel momento tutto sommato la sua vita è stata rappresentata da un sostanziale equilibrio: “forse tendenzialmente un po’ apprensivo”, non è mai andato incontro a scompensi significativi ed ha vissuto le sfide della vita in modo per lui funzionale. Laureato in economia ha lavorato come contabile di un agriturismo per poi, recentemente, vincere un concorso pubblico come impiegato di un comune limitrofo a quello di residenza. Fidanzato da tre anni, manifesta l’intenzione di sposarsi a breve e di iniziare la convivenza. Questa sommaria descrizione di come appare la vita di Giovanni è lo specchio di una narrazione centrata molto sull’autonomia e la capacità di raggiungere e mantenere l’indipendenza dal proprio nucleo familiare. “Sono un ragazzo normale” dice almeno un paio di volte durante il primo incontro, riferendosi al fatto che fino alla richiesta di aiuto tutto gli è filato liscio.
L’insorgere del problema e la richiesta di aiuto
Quattro mesi prima del confinamento obbligato dalle direttive governative a causa del covid-19, Giovanni aveva preso una piccola casa in affitto per conto proprio, staccandosi dalla famiglia di origine. Immaginate come deve essere stato per lui trovarsi da solo durante il cosiddetto lockdown! Insonnia, ansia e preoccupazioni varie si sono intrecciate alterando i ritmi sonno-veglia, l’alimentazione e le abitudini quotidiane. La modalità di lavoro agile lo ha ulteriormente confinato nelle mura domestiche e, unitamente al fatto che sia i genitori che la fidanzata abitavano formalmente in un altro comune seppur a cinque chilometri di distanza da lui, lo hanno sostanzialmente costretto alla solitudine.
Be’, comunque sia se l’è cavata, come molti. A maggio ha ripreso i contatti sociali, pur rimanendo in modalità di lavoro agile. Lì per lì pensava “è stata dura però ce l’ho fatta”. E ha ricominciato a fare la sua vita di tutti i giorni. Poi a fine agosto, un tampone negativo, il nuovo innalzamento dei contagi, il ritorno al lavoro d’ufficio e il cambio di mansione hanno dato uno scossone. Da qui la richiesta di aiuto.
Giovanni, durante i colloqui iniziali di analisi della domanda, non mette in discussione il suo modo di essere e ritiene di aver bisogno soltanto di essere accompagnato in questo momento di passaggio lavorativo e nel successivo periodo che lo porterà alla convivenza e al matrimonio con la fidanzata. Ha bisogno di un sostegno per non cadere e “per riprendere a camminare in equilibrio”
La strategia di intervento
L’intervento clinico con Giovanni è stato di sostegno psicologico. L’obiettivo principale era sostenerlo nel periodo problematico e rafforzare le sue risorse personali perché si sentisse in grado di affrontare i cambiamenti imminenti.
La modalità operativa è stata prevalentemente conversazionale coadiuvata da metodi ausiliari di tipo immaginativo-fantasmatico. Gli incontri si sono susseguiti uno a settimana per circa un mese e mezzo per poi, con l’introduzione dei metodi immaginativi, diventare due a settimana per circa tre mesi, ritornando successivamente ad una più classica cadenza settimanale per ancora un mese e mezzo. Dopo 6 mesi gli incontri si sono distanziati temporalmente diventando quindicinali. In tutto la durata del percorso con Giovanni è stata di 8 mesi seguiti da alcuni follow-up distanziati nel tempo.
I colloqui si ponevano l’obiettivo di far elaborare, all’interno di una relazione significativa, l’urgenza emotiva del momento, di accompagnare Giovanni nell’attraversare il momento contingente di difficoltà, agevolando il processo di esplicitazione di ciò che viveva, ampliando le possibilità di ascolto e di lettura di sé, facilitando il processo di assimilazione.
I metodi immaginativo-fantasmagorici si proponevano di dare una spinta molto forte alle risorse personali di Giovanni, impreziosendo il lavoro di relazione e assimilazione con un sostegno delle forze dell’Io, capace di rafforzare autostima e senso di auto-efficacia. Per raggiungere questo obiettivo è stato impiegato un accoppiamento strutturale di FantasmaSonie®, ImagEvolution® e CaleIdeoscopie® che di volta in volta consolidavano le sicurezze di Giovanni.
I metodi e le tecniche citate fanno parte della cosiddetta Psicologia e Psicoterapia Immaginativo Fantasmatica o “Terapia Immaginativo Fantasmatica” (TIF), una modalità operativa nata e sviluppata dal prof. Guido Pesci sulla scorta delle ricerche e l’approccio clinico del Prof Balzarini.
I risultati raggiunti da Giovanni
Giovanni dopo l’intervento clinico ha ripreso autonomamente la sua strada. Sta bene, ha acquistato assieme alla fidanzata una casa in cui si è trasferito. Ha cambiato nuovamente mansione in ufficio. Non è radicalmente cambiato, non ha messo in discussione i suoi assunti fondamentali: non lo voleva, non lo chiedeva. Tuttavia, è cambiato: si sente più sicuro, ha messo “in saccoccia” l’esperienza, si è permesso di vedersi in modo più articolato e complesso. Insomma, ha superato il periodo difficile.
Ah, dimenticavo, ad agosto si sposa.
Dott. Simone Pesci
Psicologo, Psicoterapeuta, docente ISFAR
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