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Mediazione Familiare e Pedagogia Clinica: un testo per una riflessione condivisa

A cura della Dott.ssa Lodetti e della Dott.ssa Maressi, professioniste e docenti ISFAR, un articolo che parte dalla lettura di un testo e riflette sul ruolo della Mediazione Familiare e della Pedagogia Clinica nei casi di separazione e divorzio.

 

Da sempre l’uomo ha sentito l’esigenza di lasciar traccia, di raccontare prima usando le immagini e poi le parole, i libri sono quindi uno degli strumenti più utilizzati e sono custodi di grandi saperi.
Partendo da questo presupposto, le dottoresse Alessandra Lodetti e Monica Maressi hanno deciso di creare uno spazio di riflessione e condivisione di informazioni sui temi della Mediazione Familiare e della Pedagogia Clinica, due professioni in aiuto alla persona che hanno in comune un’attenzione alle tematiche genitoriali ed educative della famiglia. Proprio di queste ultime si trovano importanti spunti nel testo “Mi chiamo Nina e vivo in due case” che è stato utilizzato come mediatore in questo incontro.

 

Un percorso condiviso per la tutela di tutti

 

Il testo di Marian De Smet e Nynke Talsma, presentato dalle professioniste presso un ente pubblico di Firenze, porta alla luce la realtà di una famiglia che sta affrontando un periodo delicato della propria esistenza e prendendo spunto dalle proprie esperienze professionali le dott.sse hanno evidenziato come un percorso di Mediazione Familiare per la coppia che si separa accompagnato da un percorso di Pedagogia Clinica® a sostegno dei minori coinvolti sia fondamentale in molti casi di crisi coniugale.
Nel libro, tra i tanti temi trattati emerge la situazione di disagio e difficoltà di una coppia in procinto di separarsi e il tutto è aggravato dalle ricadute della scelta sui figli. È proprio in questa fase che dovrebbe entrare in gioco il Mediatore Familiare perché incontra i genitori in crisi per affrontare con loro la tematica della separazione, studiando con loro la metodologia e la tempistica per rendere i figli della coppia consapevoli di quanto sta accadendo. Questo è il primo vero passo verso una nuova organizzazione familiare che avrà come fine ultimo – sempre e comunque – la tutela e la serenità dei figli, nonostante venga meno la condivisione dello stesso tetto, in una logica vinco io vinci tu.

 

Il rapporto figli / parenti in caso di separazione

 

Nel testo è affrontato anche il rapporto dei figli con i parenti materni e paterni più stretti. Si tratta spesso di un argomento scomodo, difficile, in quanto le diatribe e le vendette tra genitori possono portare alla negazione di incontro con, ad esempio, i nonni materni con i propri nipoti. E’ stato scelto il linguaggio iconografico per facilitare la riflessione attraverso le immagini e perché arriva facilmente alle persone con il messaggio che è possibile trovare un nuovo equilibrio, riorganizzarsi e mantenere reciprocamente vivi i rapporti con i nonni, gli zii ed i cugini, figure fondamentali nella vita di un bambino il quale ha il bisogno di continuare a viverli in serenità, permettendo agli “attori” in gioco di ricoprire il proprio ruolo come sempre fatto. Nella storia è ben delineata la possibilità- nonostante le sofferenze e la delusione di una separazione- che dopo la separazione di possa comunque essere dei genitori che collaborano e comunicano per amore dei figli, facendo si che la coppia genitoriale, nonostante la separazione, sia sempre presente e vincente.

 

La Mediazione Familiare e la Pedagogia Clinica a sostegno della famiglia

 

Un messaggio importante che grazie al testo è stato condiviso nell’incontro è: genitori lo si è per sempre, nonostante si viva in due differenti case, ci siano due torte di compleanno e che al primo giorno di piscina il bambino sia accompagnato sia da mamma, che da papà. In questo percorso spesso sofferto e complesso si può sostanziare una crescita personale di tutti i componenti della famiglia, e la Mediazione Familiare e la Pedagogia Clinica possono essere un fondamentale supporto per la costruzione di nuovo equilibri.
Entrando in merito alla vita familiare, quando nelle relazioni prevale il conflitto si perdono di vista molti aspetti della vita e delle relazioni, in particolare quelli relativi alla comunicazione e alla funzione genitoriale che passano attraverso l’esempio positivo e l’ascolto. Spesso nello studio del Pedagogista Clinico® arrivano figli che vivono a lungo esperienze come quelle della protagonista della storia di nome Nina, dove per proteggersi dalle offese, dalle accuse e non solo, i bambini si nascondono, si proteggono o manifestano comportamenti e disagi particolari: difficoltà nell’apprendimento, nei ritmi di vita, nelle relazioni con i coetanei, emotive.

A volte, in qualità di professioniste ci troviamo a dire che non sono i bambini ad essere gli unici ad avere necessità di aiuto, ma anche e soprattutto i genitori e spesso, accade che la coppia ancora insieme sotto lo stesso tetto non veda le proprie difficoltà come possibile concausa delle difficoltà dei figli. È quindi importante riflettere insieme sul fatto che non è vivendo nella stessa casa – piuttosto che in due differenti – ciò che fa di una relazione una vera famiglia. Famiglia è quel luogo dove si cresce e tutti i componenti portano avanti compiti evolutivi; è il luogo dove si impara come si ama e cosa si ama, modelli che i bambini riproporranno da adulti nelle loro relazioni personali. Quindi, il compito di un Mediatore Familiare in qualità di professionista è portare i genitori alla consapevolezza a proposito di queste tematiche, sostenere la famiglia e aiutarla a riconoscere i bisogni di tutte le componenti, bisogni dettati dalle possibilità e disponibilità di ciascun adulto nella relazione con i figli che sono dipendenti per definizione dalle figure genitoriali per molti anni della loro vita. Compito del Pedagogista Clinico®, nel caso di separazione dei genitori, è quello di conoscere i bisogni dei figli e dare risposta con un intervento specifico e attento alla globalità della persona e della famiglia, entrare in relazione con gli adulti di riferimento per i minori anche extrafamiliari –come ad esempio gli insegnanti-, affinché possano accogliere e riconoscere le esigenze dei bambini dando loro il tempo di riadattarsi alla nuova realtà familiare.

 

Dott.ssa Alessandra Lodetti
Dott.ssa Monica Maressi

 

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