Il metodo Musicopedagogia® e il corpo in Pedagogia Clinica
A cura della Dott.ssa Monica Maressi un focus sulla Musicopedagogia® e il valore del corpo in quanto elemento fondamentale per un’azione pedagogico-clinica in aiuto alla persona.
La formazione
Il corso di formazione di Pedagogia Clinica prevede molti momenti di formazione esperienziale e personale, alcuni di questi sono di gruppo e altri individuali, una vera e propria risorsa per quanti andranno a sperimentarsi nella pratica della libera professione come Pedagogisti Cinici, per vivere e sostanziare un saper fare ed essere professionisti in aiuto alla persona.
Il corpo: cassa di risonanza della vita
Nella formazione dedicata al metodo Musicopedagogia®, le esperienze coinvolgono il corpo nella sua totalità quale potente cassa di risonanza del suono del respiro, della voce e delle molteplici sollecitazioni vibro tattili che possono essere stimolate dal contatto con l’altro e con l’ambiente. Vissuti di esplorazione profonda del proprio Io corporeo che vanno a sostanziare la conoscenza e coscienza di sé, a ingigantire la persona perché capace di percepirsi e sentirsi quale contenitore-trasmettitore della vita sonora del mondo esteriore che risuona e fa eco al mondo interiore, in una continua dinamica accrescitiva. Il suono e in particolare la musica sono potenti stimoli, capaci di andare a toccare le più profonde corde dell’animo umano, ed è per questo che l’uso che ne facciamo in- Pedagogia Clinica- è puramente educativo; in particolare l’utilizzo è circoscritto a tutti quegli effetti sonori e vibrazionali che il nostro corpo può produrre, senza per questo andare a scomodare l’utilizzo di strumenti altri se non quelli appartenenti all’ambiente e alla memoria sensoriale che ognuno di noi possiede.
Il silenzio
Tornare all’essenza del suono e della musica quale armonia dell’esperienza propriocettiva umana, ci porta a sfrondare la realtà che oggi viviamo, in cui la presenza di stimoli di ogni tipo è inflazionata, nella quale riuscire a sostare su se stessi è sempre più difficile e raro. In una realtà in cui il virtuale è sempre più presente nella vita di ognuno di noi, tornare ad ascoltare e a vivere i rumori della propria corporeità ci permette di vivere un viaggio all’interno delle nostre radici, poiché la nostra vita è movimento e suono fin dalla sua prima scintilla. Un corpo il nostro, nel quale la pelle è l’organo più esteso e, il senso del tatto e dell’udito – con la formazione degli organi uditivi – sono tra i primi che si sviluppano nel bambino all’interno della pancia della mamma, nella quale il piccolo cresce immerso in percezioni sonore e tattili amniotiche. Tornare a un mondo in cui la parola e il suono siano misurati, per arrivare ad apprezzare il valore di ogni singola esperienza umana, permette alla Persona di vivere positivamente anche il silenzio. Un silenzio oggi spesso allontanato e negato giacché responsabile del sentirsi soli, fragili e non riconosciuti da se stessi e dagli altri. In effetti, se dovessimo appellarci al silenzio rifacendoci alla sua definizione, è una realtà inesistente, perché definito come “assenza di rumore”, ma la vita è rumore, non possiamo fermare il battito del nostro cuore e lo scorrere del nostro respiro. Quale silenzio cercare oggi, quindi, se non quello che ci permette di tornare ad apprezzare il vero rumore della nostra vita e della nostra persona nella sua essenza più pura?
Questo uno degli obiettivi della Pedagogia Clinica, raggiungibile attraverso il nostro fare pedagogico e educativo: la riscoperta della vera essenza della Persona, in quanto “autrice e lettrice di se stessa” (in Dizionario di Pedagogia Clinica).
Dott.ssa Monica Maressi
Pedagogista Clinico
Mediatore Familiare
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