La professione del criminologo e vittimologo è molto stimolante e gli ambiti di applicazione sono numerosi ma è necessario avere le giuste competenze e fare esperienza: ecco qualche consiglio a cura della Dott.ssa Marzia Pantanella, Mediatrice penale-dei conflitti, Criminologo ed Esperta in psicologia investigativa
La figura del criminologo
La criminologia studia il comportamento “antisociale” dell’uomo, allo scopo di conoscerne le cause, le manifestazioni, gli effetti sulla società, di realizzare interventi trattamentali per reinserire il reo nel contesto sociale, e di prevenire la commissione di ulteriori reati. La criminologia è una scienza empirica, che studia il fenomeno del crimine in toto: l’autore, le cause, la condotta, il fatto di reato, il nesso causale tra la condotta e il fatto, la percezione del crimine, e gli effetti sulla vittima del reato, la vittima stessa, il nesso causa effetto, il tessuto sociale, le origini. Quello della criminologia è un approccio interdisciplinare perché abbraccia diversi ambiti, tra i quali psicologia, diritto, pedagogia, sociologia, antropologia, biologia, e medicina e tanto altro.
I campi di applicazione
Tra i campi di applicazione la figura poliedrica del criminologo può intervenire in moltissimi ambiti della giustizia: dalle indagini preliminari all’osservazione, nel trattamento, nell’esecuzione penale in carcere, per tutto ciò che concerne lo studio del caso e la prevenzione. L’obiettivo finale è quello di saper condurre un colloquio criminologico in ogni situazione, aldilà delle caratteristiche di genere, anagrafiche e etniche dell’individuo.
Una nuova cultura della giustizia: la riforma Cartabia
Alla luce della riforma Cartabia le norme prevedono la diffusione di una nuova cultura della giustizia, che sottolinei l’importanza della parte riguardante la giustizia riparativa. “Una giustizia mite, ma niente affatto debole”, “il carcere è necessario, per mettere al riparo i cittadini da minacce e fermare la pericolosità di alcuni soggetti”. Ma può esserci una pluralità di risposte penali, come la messa alla prova, i lavori di pubblica utilità, tutte forme di ristoro per la società e per le vittime. E poi può esserci la strada parallela della giustizia riparativa, possibile solo con il consenso di entrambe le parti coinvolte, la vittima e il responsabile del reato. “L’autore di un reato guarda negli occhi la vittima e la vittima accetta di incontrarlo: si genera così una capacità ricostruttiva”. Il ruolo poliedrico del criminologo nei percorsi extra e intra giudiziari è sempre più fondamentale in funzione della prevenzione, dell’osservazione e del trattamento sia per quanto riguarda gli adulti sia per i minori. “Emerge sempre più l’esigenza che i modelli sanzionatori non debbano ritenere scontate le modalità di risposta al reato fondate semplicemente sulla ritorsione, sulla pena fine a sé stessa, sull’emarginazione”. Si pensa al possibile reinserimento nel tessuto sociale delle persone che hanno sbagliato e chi più del criminologo può esaminare il contesto, il o i reati e pensare ad un percorso, alle possibilità, agli aiuti e sostegni per la vittima e per il reo. Sì, perché l’obiettivo non è solo occuparsi del reo, ma soprattutto della vittima alla quale viene dedicata una sfaccettatura della criminologia cioè la vittimologia.
La giustizia riparativa
La giustizia riparativa è un “contenitore privilegiato per accogliere il disordine”, cioè a dire l’insieme dei sentimenti, delle emozioni e delle passioni che le persone incontrano, esperiscono o, meglio, sentono quando si trovano gettate dentro a un conflitto che ha generato nel loro corpo e nella loro mente effrazioni e resti distruttivi. I programmi di Giustizia Riparativa possono realmente rappresentare, in tutte le loro coniugazioni, un’opportunità di espressione, poi di comunicazione e, infine, di trasformazione di quel caos psico-emozionale che alberga abitualmente nei corpi delle vittime e dei perpetratori, e che inizia a essere vicendevolmente proiettato dal volto dell’uno verso quello dell’altro non appena accade un fatto criminoso. Il reato non semplicemente come un’offesa a un bene protetto dalle norme, ma la rottura di una relazione e una profonda ferità, individuale e collettiva. Tra tutte le sue sfaccettature, il criminologo fa da ponte tra l’errore, l’azione compiuta e la possibilità della persona di riparare ad accedere un percorso di giustizia riparativa in cui protagonista è anche la vittima. È il mediatore che condurrà gli eventuali incontri di mediazione penale incontri di mediazione penale. Il criminologo fa da ponte tra il reato e la persona in ogni fase del circuito “criminoso”. La scommessa sta proprio nella formazione e nella sensibilizzazione.
La formazione dedicata
Per tutto quanto sopra e per la sempre più delicata posizione del criminologo nel tessuto sociale si conviene che questa figura professionale è che sia seriamente formato, continuando a formarsi, non solo grazie ad un percorso di studi ma anche di esperienza reale di tipo professionale, ad esempio nei diversi contesti sopra citati. Oggi quella del criminologo indica una competenza, specifica, utile ed importante nell’affrontare le diverse sfaccettature dei reati, del crimine, sempre in continua mutazione per adulti e persone minori di età. Con la formazione in criminologia e vittimologia si gettano le basi e si costruisce questo poliedro.
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