Articoli, Formazione

Il disegno e il gioco nell’intervento clinico con i bambini

Il gioco è un’attività universale e funzionale dell’essere umano che, inseme al disegno, promuove lo sviluppo cognitivo ed affettivo di ogni individuo. Saper sfruttare in ambito clinico le potenzialità di questi mezzi espressivi per creare una relazione umana e professionale significa intervenire efficacemente per riattivare le funzionalità del sistema persona. Buona lettura!

 

 

Disegno e Gioco: espressione, costruzione e affermazione di sé e del mondo

 

La comunicazione e il conseguente modo di stare in relazione dei bambini possiede peculiarità legate all’organizzazione del pensiero e all’acquisizione delle funzioni espressive e recettive del linguaggio. Quando si vuole entrare in relazione con un bambino bisogna comunicare con lui utilizzando il suo registro espressivo, mettendosi letteralmente “in gioco” e sforzandosi di vedere il mondo con i suoi occhi.
Gioco e disegno fanno parte del linguaggio dei bambini e sono un mezzo attraverso il quale essi costruiscono il significato del mondo. Sono inoltre gli strumenti naturali di autoespressione dei bambini: attraverso il gioco e il disegno i bambini possono esprimere sentimenti, emozioni, stati d’animo, oltre ai problemi che li affliggono. Il disegno e il gioco sono però anche i mezzi che l’adulto ha per ritrovare forme di pensiero e di linguaggio “bambine”, canali di accesso al mondo infantile: perciò è importante sapere come giocare e come utilizzare il disegno in una relazione (clinica o educativa che sia), e soprattutto saper far parte della dinamica intersoggettiva.
Da un punto di vista clinico dare al bambino l’opportunità di giocare e disegnare all’interno di una reazione significativa e un setting specifico permette di fargli esprimere tensioni, frustrazioni, insicurezze, la rabbia, la paura, lo smarrimento ecc. Portando in superficie, osservando e manipolando questi aspetti del proprio mondo interiore il bambino sarà capace di coglierne la complessità, controllarli e soprattutto –  è qui che è importante la relazione con il professionista – sentire che possono essere accolti e accettati. Con essi il bambino stesso potrà sentissi accettato e accolto e la conseguente sintonizzazione affettiva con l’adulto fungerà da validazione personale, rendendo non necessario il ricorso a meccanismi dissociativi o non integrativi del sé.

 

 

Funzioni e fasi del disegno

 

Le principali funzioni del disegno possono essere così schematizzate:

  • Funzione riproduttiva: Nel disegno il bambino riproduce gli oggetti e le situazioni della realtà per come li ha osservati e per quanto sa fare.
  • Funzione narrativa: Si colloca in una zona sfumata di confine tra la riproduzione della realtà esterna e l’espressione del mondo interno, utilizzando nel racconto modalità peculiari del linguaggio iconico.
  • Funzione proiettiva: Il bambino si muove nel foglio come su un palcoscenico dove interpreta il proprio personale modo di sentire la realtà esterna e quella interna. Si colloca nell’area del gioco simbolico, utilizzandone le peculiari modalità
  • Funzione espressiva: Attraverso la scelta di forme, linee e colori il bambino “mette fuori”, imprimendolo sul foglio, qualcosa di sé.

Ovviamente lo sviluppo del disegno segue le tappe della maturazione cognitiva, delle abilità motorie e del linguaggio. Intorno ai 18-20 mesi i bambini iniziano a sperimentare i primi tentativi di lasciare traccia. Si tratta di scarabocchi, che quando il bambino scopre il rapporto tra i suoi movimenti e i segni, iniziano a trasformarsi e arricchirsi di linee verticali, orizzontali o circonferenze volontariamente create.  Piano piano il bambino comincia a dare un nome al suo scarabocchio, mostrando così di volergli attribuire dei significati. Non è più solo piacere del movimento, ma rappresentazione.  Compaiono poi figure sempre più definite. La casa, il sole, poi le figure umane ecc. fino al passaggio ad una vera e propria fase figurativa.

 

 

Funzioni e fasi del gioco

 

Il gioco promuove lo sviluppo cognitivo e affettivo:  stimola la memoria, l’attenzione, la concentrazione, favorisce lo sviluppo di schemi percettivi, capacità di confronto, relazioni ecc. è esperienza finalizzata alla conoscenza e all’anticipazione mentale di situazioni, fornisce informazioni sulle proprie abilità e diviene mezzo di relazione con il mondo dei pari e degli adulti.
Lo sviluppo del comportamento ludico nel bambino è caratterizzato schematicamente da tre fasi.

-Dapprima, nel corso dei primi due anni di vita, sono i cosiddetti giochi di esercizio: afferrare, dondolare, portare alla bocca gli oggetti, aprire/ chiudere le mani ecc. hanno la funzione di sperimentare i modi per imparare a controllare i movimenti e a coordinare i gesti.
-Si aggiunge a questi giochi, versoi due anni,  la dimensione della simbolizzazione e della funzione (capacità di rappresentare attraverso gesti una realtà non attuale). Si tratta del gioco  del “far finta” o del “come se”. Il gioco simbolico serve al bambino per organizzare il pensiero e permette la manipolazione e la produzione di immagini mentali durante i quali il bambino assimila situazioni nuove.
-È verso i sette anni che iniziano i cosiddetti giochi di regole  con una forte componente sociale e relazionale.

 

 

Cenni sull’uso del disegno e del gioco in ambito clinico e competenze di base del professionista

 

Per ben funzionare il clinico deve creare con il bambino una relazione calorosa fondata sulla fiducia e il rispetto. Il professionista deve accettare il bambino esattamente così come è e deve favorire un clima di libertà all’interno della relazione in modo che il bambino possa esprimere completamente i suoi sentimenti, stati d’animo, emozioni ecc. Al clinico spetta il compito di cogliere questi sentimenti e di rifletterli al bambino in modo che questi possa ottenere un insight sul proprio comportamento e modo di funzionare. Oltre a ciò l’altro compito dello specialista è quello di porre dei limiti necessari ad ancorare l’incontro al mondo della realtà, rendendo così il bambino consapevole delle sue responsabilità all’interno della relazione.

Per riassumere schematicamente

  • Creare una relazione
  • Accettare il bambino (che non significa accettare tutto quello che fa) e averne rispetto
  • Creare un clima di libertà
  • Riconoscere e rispecchiare i sentimenti del bambino
  • Dare dei limiti

Ovviamente non basta la teoria per saper stare con un bambino attraverso il disegno e il gioco. Non basta saper osservare e valutare ciò che accade come un osservatore esterno e neutrale. Uno specialista  che vuole essere in grado di usare professionalmente  il disegno e il gioco deve certamente conoscere lo sviluppo del segno grafico e della funzione ludica e  acquisire abilità di osservazione, ma deve pure saper  intervenire attraverso questi mezzi espressivi,  saper promuovere la rappresentazione di sé, la socializzazione e il cambiamento e soprattutto, saper “esserci” nella relazione,essere capace cioè di instaurare dinamiche di scambio interpersonale.

 

A tutti i professionisti dell’area socio sanitaria che hanno necessità di apprendere e approfondire questi specifici aspetti della relazione clinica consigliamo la formazione specifica ISFAR: Intervento clinico attraverso il disegno e il gioco.  Iscriviti subito!

 

 

 

 

 

 

Articoli correlati