La scuola vista da dentro: lo Psicologo nel contesto scolastico

Come si inserisce la figura dello Psicologo nella Scuola di oggi? Quali vantaggi apporta al clima sociale e all’equilibrio personale? Alcune indicazioni a cura del Dott. Antonio Viviani, Psicologo Psicoterapeuta e Pedagogista Clinico® perfezionato in Didattica e Valutazione Scolastica, per una vera scuola del ben-Essere.
Premessa
Il mondo di oggi è “pieno di problemi” e la scuola è un ambiente sempre più difficile da vivere, sia per gli studenti, sia per i genitori che per maestri e professori.
Rispetti che mancano e scarsa motivazione ed applicazione nello studio, disturbi di apprendimento negli studenti, disagi dei docenti, genitori che si sono deresponsabilizzati o divenuti intimoriti per bisogni che essi non riconoscono, sono solo alcuni dei “mondi” possibili da approfondire, difficoltà sentite che possono provocare stress anche di tipo psico-fisico.
Contesto e criticità
Ai docenti sono richiesti tanti impegni e spesso i genitori non sono opportunamente coinvolti nel processo istruttivo-educativo dei loro figli. A ciò si aggiunga la scarsa motivazione agli studi negli studenti, anche per mutati scenari di “appeal” culturale (“fare la velina o il calciatore porta più rispetto e soprattutto più soldi”, questo è quello che spesso si sente dire ). I custodi, oggi personale ATA, hanno solo in rari casi una adeguata formazione rivolta all’ascolto e all’accompagnamento di allievi “speciali”. Genitori, docenti, personale ATA e studenti hanno bisogno di uno spazio e di tempi adeguati per conoscersi meglio, ascoltarsi, per poter comprendere le esigenze e le proposte degli uni e degli altri, esprimere in modo corretto le proprie esigenze.
Una figura specialistica che funga da mediatore, da “sponda”, amplificatore di certi messaggi, agevolatore comunicazionale è necessaria per abbattere le tensioni e il burn out (letteralmente incenerimento) dei docenti. Gli sportelli di ascolto tenuti dagli insegnanti e che spesso hanno seguito corsi veloci di formazione, non consentono a molti operatori di trattenere proiezioni ed identificazioni, inficiando la possibile soluzione. Inoltre spesso l’unico canale utilizzato è quello della comunicazione verbale e per la maggior parte basato su consigli e riformulazioni.
I Bisogni Educativi Speciali (dagli allievi con DSA agli allievi Diversabili) necessitano di una visione di rete, di collaborazione tra professionisti che aiutino i docenti nelle richieste di formulazioni, anche e non soltanto, di Piani Personalizzati e Piani Educativi Individualizzati.
Che cosa può fare lo Psicologo a scuola
Lo Psicologo che agisce a scuola, avendo seguito adeguata formazione, potrebbe:
- Aprire uno sportello di ascolto, eliminando la sovrapposizione di ruolo nel caso di sportelli gestiti da docenti (un allievo vede comunque l’operatore-insegnante dello sportello come docente!);
- Indirizzare lo sportello di ascolto a tutti gli “attori” della scuola, esclusi i bambini piccoli: docenti, genitori, personale ATA, studenti in età maggiore di 14-15 anni;
- Promuovere progetti rivolti alla classe per migliorare le abilità comunicativo-relazionali. Tali progetti potrebbero essere indirizzati solo agli studenti oppure anche ai docenti e, volendo, persino ai genitori. Le esperienze dovrebbero essere teorico-pratiche con uso di giochi e drammatizzazioni esperienziali;
- Offrire consulenze per disturbi di apprendimento (specifici ed aspecifici), ADHD, disturbi oppositivo provocatori e tutto quello che fa riferimento normativo ai BES (Bisogni Educativi Speciali);
- Offrire progetti rivolti all’abbattimento dello stress del docente
In sintesi
Lo Psicologo a scuola potrebbe ricreare luoghi di incontro, spazi di riflessione e di scambio comunicazionale tra i protagonisti della scuola (adulti e studenti, ove possibile). Inoltre potrebbe agire sui “nodi” che creano dis-comunicazione, aiutando le varie figure a saper intervenire con azioni operative di problem solving. L’abbattimento dello stress del docente consentirebbe infine, insieme a consulenze professionali sui disturbi di apprendimento, di avere in questo professionista un punto di riferimento importante, efficace ed efficiente, togliendo così al docente richieste che, per quanto preparato, egli non può soddisfare per una formazione rivolta, giustamente, alla didattica ed alla valutazione, ma non sempre agli aspetti relazionali, a quelli relativi agli apprendimenti ed alla conoscenza specifica di alcune patologie. Oltre allo sportello di ascolto e consulenza, lo specialista deve essere in grado di proporre attività che attivino i partecipanti (docenti, allievi, genitori e personale ATA), attraverso giochi e role playing che prevedano, oltre l’utilizzo di parole e immagini, il coinvolgimento corporeo. Solo così si possono veramente ricreare ambienti gradevoli, ricchi di agio ed accoglienza, prodromi di una vera “scuola del Ben-Essere”