La Mediazione Familiare nelle coppie non mediabili….per amore
La Mediazione Familiare è un intervento professionale finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari e superare le criticità in casi di separazione o divorzio. Ma cosa accade in presenza di coppie non mediabili? Un intervento a cura della Dott.ssa Lodetti, Mediatore Familiare e docente del Master in Mediazione Familiare ISFAR.
Le coppie non mediabili
Le coppie che decidono di intraprendere un percorso di Mediazione Familiare, in genere sono assolutamente certe che la relazione in corso non abbia in alcun modo la possibilità di proseguire. Subentrano infatti meccanismi per i quali ci si convince che il partner non è più lo stesso, l’amore provato per esso in passato è mutato, in alcuni casi si arriva persino a desiderare di vederlo il meno possibile. Queste dinamiche sono esplicative di una classica coppia “mediabile”. Tuttavia, non è sempre possibile racchiudere in uno schema precostituito una coppia in base a determinati comportamenti. Alcune di esse infatti, pur intraprendendo un percorso di Mediazione, manifestano precocemente un livello di conflitto troppo elevato per poter essere conciliato da un professionista del settore. In questi casi, l’unica soluzione per le figure coinvolte, è la separazione giudiziale.
Proprio come per queste coppie, dove il livello conflittuale ha portato alla rottura definitiva, esiste un altro caso in cui la Mediazione Familiare non è il percorso più idoneo e vi verrà rappresentato dalla storia che vi sto per raccontare: una coppia che si ama ancora.
Una famiglia in difficoltà
Carla e Marco hanno deciso di affrontare il percorso di Mediazione Familiare perché alcuni amici, prima di loro, ne hanno tratto beneficio.
Entrambi lavoratori full-time in qualità di commessi, dall’amore che hanno condiviso per molti anni è nata Michela, oggi una ragazza adolescente alla quale non si può più nascondere la situazione di conflittualità dei genitori.
Carla e Marco convivono ancora, ma da qualche tempo hanno deciso di dormire in stanze separata. Le criticità quotidiane che la famiglia è costretta a vivere, portano Michela ad accusare un genitore, in questo caso il padre, definito “fannullone” perché non aiuta la madre in casa. La ragazza percepisce la mancanza di feeling tra Carla e Marco, e anche in questo caso le “colpe” sono riversate sul papà, incapace di corteggiare e interessarsi alla donna come faceva un tempo. Michela sfoga il suo malessere per la situazione vissuta in casa con crisi di pianto e rabbia.
La coppia, fin dal primo incontro con la Mediatrice Familiare, appare conflittuale. I due non hanno più la capacità di ascoltarsi, nelle loro teste l’unica “via di fuga” da tutto questo è la separazione, nonostante entrambi riconoscano come la figlia stia soffrendo e si preoccupino per la sua tutela.
Carla: “Siamo giovani, con tutta una vita davanti, io sono stanca di discutere e non essere più considerata, voglio portare a termine questa relazione!”.
Marco: “Anche io stanco di doverla affrontare tutti i giorni, soprattutto perché chi soffre di più è mia figlia e io questo non lo posso permettere! Conosco Carla da 32 anni, forse è il momento di lasciarci. Non c’è più dialogo tra noi”.
Prima fase: tornare all’ascolto
La prima fase del percorso di Mediazione è sempre ricca di emozioni e ricordi, per loro di certo non è stato da meno: “Prima, da fidanzati intendo, eravamo solo io e lui ed il nostro amore. Non esisteva altro, lui guardava solo me…” racconta Carla. “Lei è una madre perfetta, lavora quanto me riesce a trovare il tempo per non far mancare nulla a Michela”, riconosce Marco.
Durante la Mediazione, una delle dinamiche che la coppia riscopre e ripristina è la capacità di ascoltarsi, grazie ad alcune regole imposte dal Mediatore come: rispettare il turno di parola; le frasi non si accavallano; l’uno aspetta sempre che l’altro abbia finito. Piccoli accorgimenti che le coppie faticano a rispettare, perché abituati al conflitto continuo. Proprio per questo motivo, riscoprire questa capacità di confronto e dialogo, vengono vissuti da Carla e Marco come una piacevole sorpresa. Finalmente, riescono a mettere a fuoco non solo le parole dell’altro ma anche le proprie, tornando a vivere emozioni sopite da tempo.
In questa fase, ed in particolare in una situazione come quella di Carla e Marco, il Mediatore deve prestare molta attenzione alle reazioni manifestate dalla coppia, ai possibili ripensamenti, per poter effettivamente capire come procedere con la mediazione o se, in alternativa, è per loro più opportuno scegliere altre vie. Si decide di effettuare alcuni incontri individuali, dove Carla e Marco parlano singolarmente con la dottoressa:
Carla: “Non riesco a capire: se io sono sempre io e lui è sempre lui, perché ci troviamo in questa situazione? Perché vogliamo separarci? Dottoressa, non capisco più nulla, ero convinta di questa scelta ma ora non più”.
Marco: “Di una cosa son certo, avrei potuto fare di più. Non mi sono mai accorto di averla data per scontata per anni. Però, forse, è troppo tardi per riparare al danno fatto dottoressa. O forse mi sbaglio?!”.
Un nuovo percorso
Nell’incontro successivo, questa volta di coppia, entrambi non nascondono le molte perplessità sulla loro relazione, si trovano concordi sul fatto che qualcosa si è rotto rispetto al passato, e non sanno come uscirne e porre rimedio. Tuttavia, la dottoressa percepisce in loro ancora un forte sentimento reciproco, il quale non è scomparso, semplicemente non emerge più come un tempo.
A questo punto del percorso, per il Mediatore è chiaro che la coppia non è più “mediabile”: tra loro, sussiste ancora un forte sentimento d’amore, un legame vero e forte troppo a lungo succube delle dinamiche della vita e di alcuni meccanismi i quali, una volta instaurati, risulta difficile abbatterli. E’ proprio questo legame a tenerli ancora sotto uno stesso tetto, è ciò che li fa discutere animatamente, con passionalità, è il vero motivo per il quale, ad un certo punto, si sono chiesti: “Cosa stiamo facendo? Dove stiamo conducendo la nostra coppia?”. Senza questo sentimento, il tutto sarebbe scemato e la relazione sarebbe terminata.
Il percorso di Carla e Marco, non era la Mediazione Familiare con accordi per una vita da coppia genitoriale e non più coniugale; ma una psicoterapia di coppia in quanto scelta più idonea per dare nuovamente voce ai loro sentimenti e risposte alle loro domande, che li possa aiutare a capire consciamente cosa fare del loro rapporto.
Le dinamiche all’interno di ogni coppia sono molteplici e uniche, così complesse che gli stessi partner spesso non sono in grado di decifrarle, tanto da generare in loro la convinzione che il rapporto sia destinato presto a morire senza poter far nulla per salvarlo. E’ per questo motivo che, per una coppia in crisi, il confronto con un professionista super partes può essere la soluzione ideale per far luce sulle reali necessità.
Questa storia mette alla luce anche un altro aspetto della Mediazione Familiare ovvero la sua valenza in termini di prevenzione sociale.
Dott.ssa Alessandra Lodetti
Pedagogista Clinico
Mediatore Familiare
Docente del Corso per Mediatore Familiare riconosciuto AIMeF
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